Libri censurati: ieri proibiti, oggi sono dei classici

Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto“, diceva Italo Calvino. Non sempre quello che era nascosto è stato accolto favorevolmente dalla critica. Così hanno avuto origine i primi roghi, così è nata la censura dei libri. In ogni tempo e luogo si sono bruciati i libri per distruggere informazioni o idee pericolose per il contesto storico: prima fu la Cina addirittura nel terzo secolo a. C. Gli ultimi sono stati i roghi nazisti di libri ebrei tra il 1930 e il 1945, quelli in Cile dopo il colpo di stato di Pinochet del 1973 e nel 1976 in Argentina, quando a essere bruciati furono i libri di Proust, Garcia Márquez, Neruda, Saint-Exupéry e molti altri. Nel mezzo furono dati alle fiamme i libri di alchimia per mano dell’imperatore Diocleziano nel 292 d. C. nella biblioteca di Alessandria d’Egitto, poi distrutta assieme a tutti i suoi volumi qualche secolo dopo, nell’anno 642, per ordine del califfo Omar, e il Falò delle vanità, il rogo promosso da Girolamo Savonarola nella Firenze del XV secolo che sacrificò opere di inestimabile valore artistico ma ritenute immorali.

È un bel lavoro, sapete. Il lunedì bruciare i luminari della poesia, il mercoledì Melville, il venerdì Whitman, ridurli in cenere e poi bruciare la cenere”, si legge nelle pagine di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, dove è di scena una società in cui i vigili del fuoco hanno il compito di localizzare e bruciare i libri. Il romanzo fu anche vittima di una paradossale censura in un istituto scolastico americano nel quale furono distribuite alcune copie con una serie di parole selezionate cancellate, creando scalpore e proteste fino al ritiro dei testi corretti. Nella narrativa l’argomento ha ispirato anche il Don Chisciotte di Cervantes, che descrive la selezione dei libri della cavalleria e il rogo degli stessi.

La censura è nemica della verità, anche più di una menzogna”. In un video, prodotto per tutelare l’autonomia di informare e informarsi, il giornalista americano Bill Moyers riassume i propositi di un evento che ha appena festeggiato il trentunesimo anniversario. Si chiama Banned Books Week ed è una settimana dedicata interamente alla libertà di lettura quella che da trentun anni viene organizzata in America da American Booksellers Association in collaborazione con molte importanti realtà tra le quali spiccano l’American Library Association e l’ Association of American Publishers . L’evento ha avuto anche quest’anno l’intento di sensibilizzare e difendere la diffusione dell’informazione dalla censura, soprattutto in luoghi-simbolo del sapere come le scuole e le biblioteche.

In principio fu l’Indice dei libri proibiti, a difesa della fede cattolica e contro la corruzione morale, attivo per quattro secoli, dal 1558 sino alla definitiva soppressione eseguita da Paolo VI nel 1966, con la fine dell’inquisizione romana. Tra le innumerevoli pubblicazioni proibite, vi comparivano nomi della letteratura, della scienza e della filosofia come Balzac, Defoe, Diderot, Dumas (padre e figlio), Bacone, Flaubert, Hugo, Stendhal, Zola, Cartesio, Montesquieu, Kant, Marx, Spinoza, Voltaire. Tanti i pensatori italiani finiti all’indice, tra i quali Galilei, Alfieri, Foscolo, Leopardi, Machiavelli, Guicciardini, il Savonarola, Moravia.

Oggi, tra le motivazioni di censura dei libri, le più frequenti sono i riferimenti sessuali troppo espliciti, l’uso di un linguaggio licenzioso e l’inadeguatezza del testo per certe categorie, per esempio i bambini. L’ufficio per la libertà intellettuale segue questi principi per la modifica dei testi inadatti alla diffusione, ma si adopera inoltre affinché sia preservato il diritto ineludibile del libero accesso alle informazioni, obiettivo principale anche dell’organizzazione. L’iniziativa ha la grande forza di unire un’intera comunità composta da bibliotecari, librai, docenti, editori, giornalisti e lettori sotto l’egida della libertà di stampa e di informazione. Focalizzando l’attenzione sugli sforzi di tutta l’America per limitare, se non proprio eliminare, l’accesso ai libri, gli organizzatori vogliono mettere in guardia la nazione sui potenziali danni della censura.

I progetti da realizzare per favorire la libertà di lettura sono molti, ed è possibile suggerirne alcuni attraverso il web: recensire i testi censurati e programmare una serie di incontri ad hoc nelle librerie americane sono alcune delle proposte giunte dagli utenti. Non solo professionisti del settore ma soprattutto moltissimi lettori, che chiedono di conoscere quello che manca, sono coinvolti in questa iniziativa inaugurata nel 1982 in risposta a un improvviso picco nelle censure da parte di istituzioni scolastiche, biblioteche e librerie. Oggi come allora l’Associazione dei bibliotecari americani si batte per fare rispettare il diritto di scegliere o esprimere un’opinione attraverso la scrittura, anche se questa è considerata non ortodossa o impopolare.

Sessant’anni dopo, l’ossessione di Bradbury per la libertà di espressione rivive nella censura di alcuni dei titoli più importanti della letteratura mondiale, divenuti oggi dei grandi classici: Il mondo nuovo di Huxley, Il candido di Voltaire, Il buio oltre la siepe di Harper Lee, 1984 di Orwell, Il dottor Zivago di Pasternak, Lolita di Nabokov e Il giovane Holden di Salinger. “Vorrà dire che venderà di più”: così reagì Marc Twain alla censura del suo Huckleberry Finn. Aveva ragione.

Sono finiti in mano alla censura anche La casa degli spiriti di Isabelle Allende per come affronta temi relativi al sesso e alla politica, Mattatoio n 5 di Vonnegut, Uomini e topi di Steinbeck e la sua dura denuncia contro lo sfruttamento, Via col Vento, proibito in una scuola per il ritratto che dà degli schiavi e il comportamento immorale di Rossella O’Hara. Ancora l’Amleto shakespeariano per i riferimenti all’occulto, Cappuccetto rosso con il vino nella cesta per la nonna, Il mago di Oz, incriminato per elementi fantastici e nichilismo, e in Peter Pan qualcuno ravvisò tracce di promozione occulta dell’omosessualità, dell’uso di droghe e incitamento alla miscredenza. Il signore delle mosche di William Golding destò scalpore per la descrizione dell’omicidio di un minorenne mentre La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl fu rimosso dalla Colorado public library per la sua filosofia di vita molto povera.

Rimane ancora una possibilità. Leggere. Leggere i libri senza averne paura. Senza il timore che essi rivelino “i pori sulla faccia della vita”, diceva Bradbury, allontanandosi dalle “facce di luna piena” con il coraggio di scoprire quello che lo scrittore aveva nascosto dentro le parole.

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