Formazione Inter Triplete, che fine hanno fatto i giocatori meno famosi

Dieci anni fa l’Inter vinceva la Champions League completando l’atteso Triplete. Cosa accadde dopo ai giocatori meno noti di quella squadra.

L’Inter che il 22 maggio 2010 vinse la Champions League al Santiago Bernabeu, a Madrid, era una squadra formidabile e tenace. Pur non essendo composta da numerosi fuoriclasse era unanimemente ritenuta una formazione solidissima in difesa e spietata in attacco. Il “principe” Diego Milito, miglior marcatore nerazzurro di quella stagione, segnò complessivamente trenta gol. Tra questi ne bastarono due all’Inter per battere in finale il Bayern Monaco.

L’Inter del Triplete: i fuoriclasse assoluti

Oltre a Milito le indiscusse stelle di quell’Inter erano Samuel Eto’o e Wesley Sneijder. Tutti e tre erano arrivati all’Inter proprio in quella stagione, in un mercato abbastanza clamoroso anche in uscita. Zlatan Ibrahimovic, uno degli attaccanti più ambiti d’Europa, era passato al Barcellona proprio in cambio di Eto’o più 46 milioni di euro. Il camerunese si adattò da subito alle audaci richieste tattiche dell’allenatore José Mourinho.

Eto’o, all’epoca ventinovenne, giocò per gran parte della stagione nel ruolo di esterno a tutto campo, sebbene fosse sempre stato considerato una prima punta nella sua carriera. E la maggiore distanza dalla porta rispetto alle sue consuetudini non gli impedì comunque di segnare complessivamente sedici gol. Sneijder sostenne quasi per intero e da solo l’incarico di gestire le manovre d’attacco dell’Inter per vie centrali. Agendo da raccordo tra centrocampo e attacco fu peraltro in grado di segnare in totale otto gol, molti dei quali decisivi.

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I calciatori meno illustri dell’Inter del Triplete

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José Mourinho e Cristian Chivu al Camp Nou, a Barcellona, il 28 aprile 2010 (Getty Images)

Dell’Inter che vinse nel 2010 il Triplete si parlò per anni citando i meriti fondamentali del suo allenatore Mourinho. Il portoghese fu lungamente elogiato non tanto per le sue idee tattiche quanto per l’ineguagliabile capacità di motivare giocatori da molti ritenuti o troppo anziani o poco dotati di talento.

Nella formazione che batté il Bayern Monaco giocò da titolare il terzino rumeno Cristian Chivu, allora quasi trentenne. A lungo assente per un grave infortunio alla testa subìto a gennaio di quell’anno, Chivu giocava nell’Inter dal 2007 dopo una precedente esperienza alla Roma. A causa della sua fragilità fisica non era mai di fatto entrato nel giro dei difensori più forti e richiesti d’Europa. In quella stagione trionfale collezionò trentatré presenze, nonostante l’infortunio alla testa. Dopo il ritiro, avvenuto nel 2014 e ancora da giocatore dell’Inter, da un paio d’anni ha intrapreso con la squadra nerazzurra la carriera di allenatore delle sezioni giovanili.

Un altro calciatore meno in vista in quell’Inter del Triplete fu il ghanese Sulley Muntari, che a fine stagione fu uno dei più utilizzati da Mourinho, con ben 42 presenze. Dopo una breve esperienza in prestito al Sunderland, Muntari passò al Milan, con cui giocò per tre stagioni e mezzo. Nella stagione 2015-2016 giocò in Arabia Saudita per l’Al-Ittihad, prima di finire al Pescara nel 2017 e poi in Spagna, brevemente, con il Deportivo La Coruña e con l’Albacete, in seconda divisione. Ha 36 anni ma non si è ancora ritirato.

Che fine hanno fatto gli altri

Nel calciomercato invernale erano arrivati all’Inter, tra gli altri, due giocatori che si rivelarono utili in diverse circostanze. Il macedone Goran Pandev, svincolato dalla Lazio, arrivò con la reputazione di centravanti discontinuo e inaffidabile. Si rivelò preziosissimo come rincalzo per le punte titolari, e le sue prestazioni, contro le aspettative di molti, furono quasi sempre di altissimo livello. Dopo l’esperienza all’Inter giocò per tre stagioni al Napoli e una nel Galatasaray, prima di passare al Genoa, squadra in cui gioca stabilmente dalla stagione 2015-2016.

L’altro calciatore “minore” arrivato nella sessione invernale era il keniota McDonald Mariga, arrivato dal Parma, che ne mantenne la comproprietà. Dopo Inter e Parma, giocò per una stagione e mezzo in Serie B, con il Latina, per poi finire in seconda divisione spagnola con il Real Oviedo e poi di nuovo in Italia, in Serie C con il Cuneo, prima del ritiro dal calcio.

Mariga era un roccioso incontrista che nel centrocampo dell’Inter rimase chiuso da giocatori di maggiore qualità e di stile completamente diverso dal suo. Mourinho lo utilizzò preferibilmente quando c’era da proteggere il risultato e far tirare il fiato a Sneijder. Riuscì comunque a collezionare 13 presenze, e segnò anche un gol, in campionato.

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Marko Arnautovic e Mario Balotelli, il 15 settembre 2009 (Getty Images)

Chi invece non giocò praticamente mai, in quell’Inter, fu il centravanti austriaco Marko Arnautovic, all’epoca ventunenne e oggi calciatore dello Shanghai SIPG in Cina. Nella stagione del Triplete si trovò nell’Inter in prestito dal Twente e con un diritto di riscatto legato alla sua eventuale guarigione da un precedente grave infortunio. Giocò complessivamente tre partite, mai da titolare, e l’Inter non esercitò il diritto di riscatto. In seguito giocò nel Werder Brema, nello Stoke City e nel West Ham, prima di finire nella Chinese Super League all’inizio di questa stagione.

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