Ciclismo, Apeldoorn 2013: Elia Viviani si consacra campione d’Europa

Il nuovo (si fa per dire) volto del ciclismo italiano è Elia Viviani, corridore veronese appartenente alla Cannondale. Una prova di grande determinazione la sua che, a termini di punteggio, gli permette di staccare letteralmente gli altri corridori e di consacrarsi campione d’Europa nella corsa a punti.
Elia vince con il punteggio di strong> 74 punti, accaparrandosi molto più di un oro: il primato in Europa. A seguirlo sul podio sono Boudat e Teruel, a cui spettano rispettivamente le medaglie di argento e bronzo.

Nel ciclismo femminile, invece, il trionfo è tutto olandese, con Kirsten Wild che si aggiudica il gradino più alto del podio. Dietro di lei, l’argento va alla inglese Danielle King ed il bronzo alla spagnola Olaberria.

L’inseguimento a squadre riserva anch’esso emozioni particolari, con la Gran Bretagna che si aggiudica nuovamente l’oro con distacco millimetrico nei confronti della Russia, arrivata seconda. Se per i britannici il tempo è stato di 4′ 2″ 258, alla Russia è costato un respiro di troppo, visti i 4′ 2″ 460. Lo scontro per il terzo posto se lo aggiudica l’Olanda a discapito della Spagna. Gli italiani, tra questi anche Viviani, non sono riusciti per una questione di pochissimi secondi a raggiungere la finale valida per il bronzo.

Il discorso è pressoché analogo per quanto riguarda l’inseguimento a squadre femminile, dove a farla da padrone è sempre la Gran Bretagna (che stabilisce ufficialmente un nuovo record del mondo con i suoi 4′ 26″ 452), seguita da una Russia che anche questa volta è costretta a rinunciare all’oro. Il bronzo va ad una Polonia divoratrice di metri, che è riuscita a battere il Belgio. Per un solo secondo, le italiane non arrivano a giocarsi la finale per il terzo e quarto posto.

La finale della velocità a squadre vede vincere la Germania, regalando solamente un argento ai francesi. Nel terzo posto la Russia si prende una piccola rivincita e batte la Gran Bretagna.

La parte femminile vede trionfare nuovamente la Russia, seguita da Germania e Gran Bretagna, che si devono accontentare dell’argento e del bronzo.

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