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Stalking: aggredisce la ex per farla abortire

Published by
Tiziana Cazziero

Se è vero che la peggio non c’è mai fine, questo è uno di quei casi che fanno davvero discutere su quanto la malvagità umana possa andare oltre il concepibile.

Lo stalking, la persecuzione a danni principalmente di ex compagne, fidanzate e moglie, è un reato punibile con le legge, purtroppo però questo non basta a fermare la grande valanga di violenze che ogni giorno invadono le news di cronaca di telegiornali, riviste e web.

E’ di oggi la notizia che a Torino un 38enne ha aggredito la ex fidanzata di 18 anni, perché incinta aveva deciso di non abortire di portare avanti la gravidanza e di mettere al mondo il bambino nato da quell’unione sbagliata.

I carabinieri di Moncalieri hanno arrestato l’individuo, imputandogli l’accusa di stalking, dopo che l’uomo aveva aggredito la sua ex fidanzata in discoteca con il preciso intento, stando alle parole della giovane aggredita, di farla abortire. L’uomo si è scaraventato sulla figura della giovane con calci e pugni proprio in direzione della pancia.   Il 38enne è stato fermato e arrestato dai carabinieri con una bomboletta urticante proprio davanti la casa della vittima.

Questa è solo l’ennesima storia di questo genere che hanno visto la violenza sfociare in modo inaudito spesso, purtroppo anche con la morte delle povere vittime. Le vittime di stalking sono ancora numerose e altrettanto sono i processi a causa di quegli esseri che si sono macchiati di questo crimine così viscido, armato da tanta cattiveria ed egoismo umano.

Questa volta però a colpire non solo la ferocia dell’uomo, ma anche il ribrezzo per l’atto abominevole di creare intenzionalmente l’aborto, e quindi la cessazione di quella vittima innocente concepita da un amore sbagliato e forse dalla troppa ingenuità di una ragazzina appena diciottenne, colpevole solo di aver incontrato l’uomo sbagliato.

Ricordiamo il caso della giovane uccisa qualche mese fa, dallo stesso uomo che già in precedenza aveva attentato alla sua vita accoltellandola in strada e portandola in fin di vita. Purtroppo il suo aggressore uscito dal carcere, con la concessione degli arresti domiciliari, ha programmato la vendetta verso la donna, portando a compimento il suo ardito piano criminale e persecutorio.

Come questo menzionato ne esistono altri, conclusi con la morte delle vittime, ma è giusto anche ribadire a gran voce che la legge c’è, esiste, e deve essere applicata, e le donne devono trovare il coraggio e la forza di denunciare, soprattutto lo Stato da parte sua, dovrebbe garantire loro l’incolumità e una vita dignitosa.

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Tiziana Cazziero