Il legale della maestra, l’avvocato Nancy Oxfeld, ha affermato che la frase sotto accusa è stata condivisa dalla maestra con i suoi “amici” del social network nel tempo libero. Questa ha continuato invitando i genitori dei bambini a vigilare maggiormente sulle attività e i comportamenti dei suoi bambini, invece di controllare ciò che fa la loro insegnante nel suo tempo libero. Questo episodio ha inevitabilmente diviso in due diversi schieramenti la comunità. Da una parte ci sono coloro che si sono schierati dalla parte dei genitori offesi e risentiti, mentre dall’altra quelli che invece si sono attivati in difesa della maestra, che ha espresso un giudizio, forse azzardato, fuori dall’orario di lavoro. La questione si è rivelata molto più delicata di quanto previsto inizialmente.
Il diritto alla privacy è stato un dibattito molto acceso negli ultimi anni. La donna asserisce di aver agito nel pieno rispetto della sua libertà, ma scrivere su facebook ha comunque avuto i suoi esiti negativi. La donna non ha espresso un giudizio o commento nel salotto del suo appartamento in compagnia delle sue amiche, ha scritto sulla bacheca del social network e si sa che le cose scritte su facebook sono destinate a diventare pubbliche. La presidente di un gruppo di volontari che appoggia le scuole locali – Irene Sterling – ha dichiarato che quanto successo ha un peso e una gravità molto importante, accentuando il tutto con parole severe e dure nei confronti della maestra : “Pensiamo a cosa sarebbe potuto succedere se gli stessi studenti avessero scoperto da soli cosa la loro maestra pensa di loro. Sarebbe stato un trauma molto negativo”.
Jonathan Zimmerman è uno studioso dei problemi della scuola alla New York University ed è intervenuto sulla vicenda, invitando tutti coloro che svolgono un’attività lavorativa con i minori ad avere maggiore consapevolezza della propria professionalità e soprattutto una maggiore riservatezza nei confronti dei minori con i quali lavorano.