Punti di forza degli ultimi anni sono stati, invece, la solidità del sistema bancario, che ha retto di gran lunga meglio la crisi, che tutti gli altri sistemi europei, nonchè l’indebitamento netto (interessi sul debito esclusi), che mostra per la prima volta da quando abbiamo adottato l’euro un’incidenza inferiore sul pil, rispetto agli altri stati UE.
E, tuttavia, aggiunge Draghi, il rapporto tra debito e pil è del 119%, non molto più basso dagli inizi degli anni Novanta, quando però vi erano prospettive più alte di crescita, grazie anche alla popolazione più giovane, quindi, esso era allora maggiormente soggetto a una sua riduzione.
Ma le negatività del sistema-Italia, secondo il governatore di Bankitalia, non significa che non ci siano aspetti positivi da tenere in considerazione: anzitutto, la presenza di imprese dinamiche e di capitale umano giovane ad alto potenziale.
La crescita potrebbe essere rilanciata puntando su questi fattori, ma evitando di dilatare ancor di più la spesa pubblica, così come non appare convincente la tesi, per cui la ricerca e lo sviluppo passano per il sostegno pubblico. Bisogna puntare, continua Draghi, su politiche di sostegno alla ristrutturazione delle imprese, nonchè ad accrescere la concorrenza del sistema produttivo.