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L’incubo di Obama si chiama disoccupazione

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Giuseppe Timpone

Ha da poco esibito il certificato di nascita, che attesterebbe che l’attuale inquilino alla Casa Bianca sia effettivamente nato sul suolo americano, scalzando (o tentando di farlo) le polemiche che avevano accompagnato la sua persona nelle ultime settimane. Lo stesso Obama, poi, aveva invitato i politici ad occuparsi di cose serie, che interessano gli americani, piuttosto che perdere tempo in sciocchezze. E l’invito di Obama potrebbe anche essere raccolto dal grosso dell’opposizione repubblicana, spostando l’attenzione su altri temi. Ma conviene davvero al Presidente USA, parlare di problemi reali? Non che si possa pretendere che in soli ventisette mesi di amministrazione, Obama potesse avere la bacchetta magica per risolvere e fare sparire tutti i problemi dell’America, ma certo anche gli ultimi dati sul fronte dell’economia starebbero certificando il fallimento della politica della sua amministrazione in questi primi due anni e più di potere.

Solo ieri il dato sulla disoccupazione, con i sussidi in crescita di 25 mila unità, che suggeriscono un rallentamento nella creazione di nuovi posti di lavoro, necessari per riassorbire il livello inusitatamente alto di disoccupati per gli USA, un po’ sotto quota 9%.

E agli inizi di questo 2011, la crescita annua del pil americano si è quasi dimezzata, un dato che non può non raggelare la Casa Bianca, facendo tornare alla mente il monito del governatore della Fed, Ben Bernanke, di alcuni mesi or sono, secondo cui ci sarebbe il rischio che i tassi di disoccupazione non scendano prima del 2014, dando vita a un fenomeno preoccupante dei disoccupati di lunga durata, poco conosciuto nel Paese delle opportunità.

Ma solo la fine del prossimo anno ci sono le elezioni presidenziali e Obama non potrebbe permettersi livelli alti di disoccupati, con una condizione disastrosa dei conti pubblici, rischiando di presentarsi fallimentare sotto tutti i fronti, dal sociale al finanziario.

Per questo, Obama avrà bisogno di un cambio di marcia, che non può che passare da una diversa gestione della politica fiscale, che però il presidente intenderebbe impostare su un aumento delle tasse ai più ricchi, proprio il contrario di quanto sarebbe emerso dalle urne di midterm il novembre scorso, che hanno bocciato i Democratici di Obama.

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Giuseppe Timpone