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L’incubo Obama porta gli USA al collasso, dollaro come carta straccia

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Giuseppe Timpone

E’ stato eletto nel novembre del 2008, esattamente due anni e mezzo fà. Si è insediato alla Casa Bianca, ufficialmente, ventisette mesi fà e sei mesi or sono è stato battuto alle elezioni di mid-term; parliamo di Barack Obama, con ogni probabilità, l’inquilino più fallimentare di Washington, il cui bilancio di oltre metà del primo mandato (sempre che ce ne sarà un secondo) è al dir poco catastrofico. Giunto dall’Illinois, eletto senatore solo due anni prima, alle elezioni di mid-term, in cui i Democratici avevano battuto i Repubblicani, sotto la presidenza di George W. Bush, Obama aveva rappresentato le speranze di riscatto della classe media, che avvertiva un certo distacco dalle istituzioni federali, sentendosi abbandonata sotto il peso schiacciante di un indebitamento privato pauroso. E con la forza delle parole e del suo “Yes, we can”, che hanno incantato mezzo mondo, la strada per il primo presidente di colore della storia americana fu ampiamente spianata.

Ma non è necessario un politologo o un economista, per capire che la presidenza di Barack Obama meriterebbe uno zero in pagella, quanto ad obiettivi raggiunti e per il baratro verso cui ha spinto gli Stati Uniti. Con la sua politica monetaria dei tassi zero e la sua disastrosa politica fiscale, gli americani ballano sul Titanic, con la stessa spocchia e presunzione di quanti, quasi cento anni fà, continuavano a banchettare e a suonare, mentre la nave si inabissava nelle fredde acque dell’Atlantico del Nord, chiudendo gli occhi di fronte alla drammatica realtà che si poneva loro sotto gli occhi.

Gli americani, soprattutto quelli al potere nelle istituzioni federali, ricordano molto da vicino l’Italietta degli anni ’80, quando il debito esplodeva e l’inflazione galoppava e la lira veniva massacrata. Anche allora la classe politica mediocre non fu in grado di prevedere la catastrofe a cui aveva esposto il Paese, e anche oggi a Washington, Barack Obama non comprende di essere insieme a Ben Bernanke il più grande responsabile del disastro economico ha cui ha preparato gli USA.

Il dollaro è debole e Obama continua a fare stampare moneta, i tassi zono zero, e Bernanke persevera in una politica accomodante; il deficit federale è oltre il 10% del pil e Obama non ha voglia di tagliare le spese; il debito esplode e Obama parla di misure che aumentano le spese, non di misure che vanno nella direzione di un risparmio di risorse pubbliche.

Se le agenzie di rating avessero più coraggio, i titoli del debito americani dovrebbero essere declassati a “junk”, “spazzatura”. Le prospettive dell’economia americana sono fosche ed sarebbe incredibile se, alla luce del fallimento anche in tema di occupazione, gli americani rivotassero una persona del genere alle presidenziale dell’anno prossimo. Uno così a Washington dovrebbe andarci solo da gitante in vacanza.

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Giuseppe Timpone