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Fini già giustifica fallimento di Fli alle amministrative

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Giuseppe Timpone

Mancano più di un paio di settimane alla prima tornata delle elezioni amministrative, che saranno un piccolo test per verificare la tenuta delle due coalizioni sul territorio e per valutare lo stato di salute dei partiti in realtà importanti come Milano, Torino e Napoli, essendo grandi realtà metropolitane. Ma il Presidente della Camera, Gianfranco Fini, mette le mani avanti, rispetto a un possibile fallimento del suo partitino Futuro e Libertà alle comunali e provinciali. Per Fini, infatti, quello delle amministrative non è un vero test, semmai il banco di prova saranno le prossime elezioni politiche, quando farà presentare il suo nome sotto il simbolo di Fli. E sentendo odore di sconfitta, o meglio, di indifferenza elettorale, Fini ha fatto togliere il suo nome dal simbolo del partito, per evitare di associare l’immagine della debacle con la sua persona, in modo tale da non potere essere tirato in ballo in prima persona per un eventuale esito negativo di Fli.

La ragione di tanta ritrovata prudenza, dopo che nei mesi scorsi il suo partito era stato gonfiato e adulato in alcuni sondaggi, sta nei numeri reali che starebbero provenendo dai sondaggi attuali, i quali darebbero Futuro e Libertà a un misero 2%. Un risultato che rischierebbe di mettere in ridicolo lo stesso presidente della Camera e di porlo in una condizione di totale marginalità anche nel cosiddetto Terzo Polo, dove il partito di Casini dovrebbe riportare quasi il triplo dei suoi voti.

Per questo, Fini rimanda ciò che considera il vero scontro alle prossime politiche, quandunque esse saranno, attaccando a testa bassa il Presidente del Consiglio Berlusconi e affermando che se il 14 dicembre avesse vinto lui, riuscendo a sfiduciare il governo, egli sarebbe diventato il Bossi del ’94 e Berlusconi ora sarebbe a casa.

Non nega Fini che alle amministrative è comunque importante esserci per il Terzo Polo, in quanto alternativa che si sta costruendo. Ma egli è consapevole che il paragone con il partito di Berlusconi, che viaggia oltre il 30% nei sondaggi, non può avvenire e che, ahi lui, non può farlo neanche con altre formazioni minori, quali l’Udc. E semmai sarà Casini a poterci guadagnare qualcosa dall’esito delle amministrative; magari, chi lo sa, una presidenza del cosniglio “in pectore”.

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Giuseppe Timpone