A dire il vero le Rsu di Fiom hanno persino dovuto esprimersi contro voglia per il sì all’accordo, per cui oggi possono evitare di essere additati ufficialmente tra gli sconfitti, ma l’aria nel sindacato Fiom è diventata pesante, perchè adesso si stanno sempre più rimarcando le spaccature tra un’ala ancora più intransigente, guidata da Giorgio Cremaschi, la quale vede nelle posizioni di Fiom un arretramento e una incapacità a contrastare le proposte diktat di Marchionne, mentre a Melfi è scoppiato il caso dell’estromissione di ben 11 delegati Fiom su 18, che la segreteria nazionale ha rimosso, per avere firmato un accordo aziendale sulle pause e i tempi di lavoro.
I delegati protestano, sostenendo che vi è stata una palese violazione del principio sempre sbandierato che a decidere siano i rappresentanti aziendali. Una questione, che rischia di aggiungere divisioni a divisioni, con un indebolimento ormai evidente di tutto il mondo confederale della Cgil, ormai considerato il sindacato del no a prescindere e pertanto tenuto in scarsa considerazione nei rapporti industriali.
E Susanna Camusso, segretario confederale, che aveva invitato all’unità del sindacato dal palco di Agrigento, per la manifestazione unitaria dei sindacati il primo maggio, si trova nella poco felice situazione di chi deve tenere a bada i massimalismi interni, e nel contempo evitare l’isolamento dal resto del mondo sindacale. Isolamento, che con la sua gestione si è accresciuto, con l’intensificarsi dei toni ultimativi e poco inclini al confronto che la Camusso ha fino ad ora mostrato.