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Categorie: News

Rubygate, chiesto rinvio a giudizio per Fede, Minetti e Mora

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Bruno De Santis

Rinvio a giudizio: questa la richiesta della Procura di Milano nei confronti di Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora nell’ambito delle indagini conosciute con il nome Rubygate. L’accusa nei confronti dei tre è di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata al Gup Maria Grazia Domanico, a cui spetterà il compito di fissare la data dell’udienza preliminare.

IL COMUNICATO DELLA PROCURA – La richiesta della procura è stata resa pubblica da un comunicato firmato dal procuratore della Repubblica di Milano, Maria Bruti Liberati, dove si afferma che i capi di imputazione per Fede, Minetti e Mora sono induzione e favoreggiamento della prostituzione di maggiorenni, avvenuti tra gli inizi del 2009 e il gennaio del 2011, e induzione e favoreggiamento della prostituzione di minorenni, avvenuti tra settembre 2009 e il maggio 201o. La richiesta inoltrata al Gup è composta da 36 pagine dove oltre i capi di imputazione sono elencate le fonti di prova.  Secondo l’accusa Fede, Mora e Minetti avrebbero adescato 33 ragazze per le feste nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, feste dove avveniva il “Bunga Bunga“, gioco erotico che si articolava in spogliarelli e balletti erotici, alla fine del quale il Premier sceglieva “una o più ragazze con le quali intrattenersi nella notte in rapporti intimi”. Sempre secondo la tesi accusatoria i tre avrebbero adescato a settembre 2009 l’allora 16enne Ruby, durante un concorso di bellezza a Taormina che vedeva tra i giurati Emilio Fede. Ruby sarebbe poi stata per 13 volte ad Arcore (tra febbraio e maggio 2010) e sarebbe stata pagata in cambio di “atti sessuali” con il Presidente del Consiglio, già sottoposto a processo per concussione e prostituzione minorile.

NUMERO TELEFONO FEDE – Nel comunicato, Bruti Liberati chiarisce anche la vicenda del numero di telefono intestato a Mora ma che in alcuni atti dei pm era riferito ad Emilio Fede, errore per il quale gli avvocati del direttore del Tg4 avevano chiesto l’archiviazione del caso:  “L’errata trascrizione dell’utenza telefonica – afferma il Procuratore – era contenuta in un documento di lavoro mentre nell’informativa finale il numero era esatto ed è su questo che abbiamo lavorato”.

LE REAZIONI – Non si è fatta attendere la reazione da parte di Fede che in una dichiarazione rilasciata all’agenzia Agi non ha mostrato sorpresa per la richiesta della Procura di Milano: “C’era da aspettarselo, dopo otto-nove mesi che indagano sulle cene di Arcore, la Procura non poteva smentire sé stessa. Probabilmente la richiesta verrà accettata perché nessuno smentirà l’altro. L’unica speranza è il Tribunale”. Nessun commento invece da parte degli altri due accusati,   il consigliere regionale lombardo Nicole Minetti e Lele Mora.

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Bruno De Santis