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Sciopero Generale CGIL, nella PA chi sta peggio è la Giustizia

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Giuseppe Di Spirito

Se non ci 6 resti solo. Questo il gioco di parole, lo slogan scelto per sollecitare la partecipazione allo sciopero ed alle decine di manifestazioni che si terranno nelle piazze di buona parte delle principali città italiane, per l’intera giornata del 6 Maggio 2011. La Cgil mette sul tavolo una piattaforma rivendicativa che ruota intorno a due parole: Fisco e Lavoro, articolandosi in 12 punti, non risparmiando pesanti critiche al Governo Berlusconi e soprattutto alle sue politiche indicate come fallimentari sotto quasi tutti i punti di vista. Questo è anche il primo sciopero guidato da Susanna Camusso, subentrata al precedente segretario, Guglielmo Epifani, in un momento assai delicato per la confederazione, stretta tra l’incudine rappresentata da Cisl e Uil, un tempo compagni di lotta, che oggi l’accusano di voler rompere l’unità sindacale, ed il martello rappresentato dagli assalti di Marchionne e di coloro che sul versante politico plaudono al suo modo aggressivo di concepire le relazioni industriali, sperando che faccia scuola. E come dimenticare il recente “fuoco amico” da parte del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi?

In questa cornice si fermeranno tutti i comparti. Preoccupazione particolare desta il blocco dei trasporti che preannuncia notevoli disagi per chi dovesse spostarsi. Oltre a Sel, anche il Pd comunica la sua adesione all’iniziativa tramite Pier Luigi Bersani ed il responsabile economico, Stefano Fassina, e chissà che ciò non porti qualche immancabile polemica viste le recenti frizioni tra Camusso e Renzi.

Un discorso a parte meritano le difficoltà dei comparti della Pubblica Amministrazione, in particolare quello della Giustizia appare il più bistrattato. I dati che gentilmente ci sono stati forniti da Nicoletta Grieco (Coordinatore CGIL Settore Giustizia) indicano che dal 2002 al 2009, cioè in un arco temporale di circa 8 anni, il personale in servizio è diminuito di 5500 unità e che, a causa del blocco del turn over stabilito dalla finanziaria fino al 2013, non sarà possibile sostituire il personale cessato. Considerato che l’età media dei giudiziari è di 55 anni e che nei prossimi anni sono previsti pensionamenti nell’ordine di almeno 3 migliaia, si può avere una piccola idea delle ragioni che contribuiscono a rendere sempre più difficile svolgere il soverchiante lavoro in maniera celere.

E che dire della tanto decantata informatizzazione, panacea di tutti i mali secondo i Ministri Alfano e Brunetta? In realtà, guardando dietro la propaganda, scopriamo che vi è una incredibile carenza di professionalità informatiche all’interno dell’Amministrazione e che la diffusione e la manutenzione dei programmi utilizzati per le attività processuali ed amministrative sono state possibili, sino ad oggi, anche grazie anche alla presenza di personale appaltato all’esterno, ma le riduzioni negli stanziamenti e le scelte tecnologiche hanno portato ad un pesante ridimensionamento di questi tecnici, con un conseguente scadimento del servizio.
E se qualcuno si chiede cosa c’entri tutto questo con i provvedimenti messi al primo posto dell’agenda di Governo quali il “processo breve”, le intercettazioni ed altre decantate “riforme”, la risposta è che effettivamente non c’entra granchè. Infatti i problemi veri che andrebbero affrontati sono proprio questi, di cui chissà perchè non si parla mai.

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Giuseppe Di Spirito