Insomma, i greci battono ancora cassa. Non sono bastati i circa 80 miliardi di euro già concessi lo scorso anno, esattamente a maggio. Malgrado smentiscano categoricamente e seccati l’ipotesi di richiesta di una ristrutturazione del debito, i ministri dell’esecutivo di Atene starebbero valutando seriamente questa ipotesi, che in mancanza di altri fondi sovrannazionali a cui attingere, sarebbe la strada obbligata.
I mercati non hanno alcuna fiducia nel debito greco, per cui l’idea di fare rifornimento con l’emissione di bond per i privati è da scartare a priori, perchè i tassi richiesti sarebbero così alti, che di fatto sposterebbero di qualche mese la data del fallimento della Grecia.
Fino ad adesso, le voci sulla ristrutturazione del debito sono state sempre smentite, ma la Germania parla apertamente di questa eventualità, sebbene le sue banche siano le più esposte con circa 64 miliardi di euro. Forse, l’atteggiamento di Berlino mira a prepararle alla bufera che si sta sempre più avvicinando e il taglio nominale del valore capitale (il cd “haircut”) sembra sempre più probabile.
Uscire dall’euro è stato sempre un tabù, da quando la moneta unica è stata introdotta materialmente oltre 9 anni fa, ma bisogna chiedersi quale sia la convenzienza di tenere con noi uno stato come la Grecia, che rappresenta un puro costo e un fattore di instabilità per tutta l’Eurozona.