Senato federale, riduzione delle province e dei parlamentari, ridefinizione delle competenze legislative, nuovo quorum per i referendum, sfiducia costruttiva, nuovo assetto del Csm con riduzione dei “togati” ed il Presidente della Repubblica che nominerebbe un terzo dei componenti. In particolare l’articolo 7 introduce un nuovo comma all’articolo 68 della Costituzione e prevede per tutti i parlamentari che siano rinviati a giudizio la possibilità di una sospensione dell’azione penale per l’intera legislatura, previa richiesta alla Camera di appartenenza. Il processo rimarrebbe congelato e riprenderebbe anche in caso di rielezione.
Il testo è arrivato a Montecitorio il 28 aprile ed assegnato il 5 maggio alla commissione affari costituzionali.
Mentre dal Pdl provengono ovviamente reazioni positive, e l’invito da parte dell’On. Fabrizio Cicchitto ad un “attento esame” del provvedimento, nel terzo polo (a cui l’Udc appartiene) la situazione appare complicata. L’On. Angela Napoli di Fli invita a non tendere una mano a Berlusconi mentre continua incessante nelle sue quotidiane invettive contro la Magistratura, le fa eco “Il Futurista”, neonato settimanale guidato dal vulcanico Filippo Rossi, vicino a Futuro e Libertà, da cui arriva un secco “No, grazie” all’idea di un “salvacondotto” per il premier.
Dal centrosinistra un coro di no: la capogruppo Pd in commissione giustizia alla Camera, Donatella Ferranti, non condivide “un ulteriore tentativo di aggirare le regole per il singolo caso“, mentre di “proposta indecente di impunità allargata” arriva a parlare il presidente dell’Idv Felice Belisario.
Dal canto suo Mantini si difende così: “Non c’è nessun salvacondotto per Berlusconi, solo una seria proposta di riforma costituzionale per l’efficienza di un paese dilaniato tra giustizialismo, impunità e quotidiani conflitti con la magistratura. Noi siamo per la terza via delle garanzie e dell’equilibrata conciliazione tra politica e giustizia, nel rispetto delle istituzioni e del principio di leale collaborazione”.