Primo, il dato sulla manifattura in Cina è la conferma che la prima parte del 2011 è caratterizzata da una frenata della crescita a livello globale, come indicano anche il freno della produzione e degli ordinativi del settore cinese. In sostanza, ci sarebbe un fattore esterno, che frenerebbe la produzione dello stato asiatico, a causa della minore domanda.
L’altro punto di vista, perfettamente compatibile con quanto appena detto, è la politica monetaria restrittiva, che il governo di Pechino e la Banca Popolare Cinese stanno attuando da almeno sette mesi, per evitare un eccessivo surriscaldamento dei prezzi, in rialzo di oltre il 5% ad aprile, su base annua. La stretta starebbe dando i suoi frutti, come indica la frenata della crescita dei prezzi ad aprile, così come l’ultimo dato sul sottoindice dei prezzi alla produzione a maggio, in calo al 60,1.
Letto così, il dato manifatturiero sarebbe il risultato di una politica che mira a contenere la crescita eccessiva, al fine di contenere un’esplosione dei prezzi, che avrebbe ripercussioni negative sulla stessa tenuta dell’economia e della pace sociale.
Certo, il dato appena pubblicato potrebbe allontanare le chance che Pechino proceda a una rivalutazione del suo yuan, anche alla luce dell’andamento meno brillante del saldo commerciale.