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Il Papa duro contro la precarietà e lo sfruttamento dei lavoratori

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Giancarlo Sali

Papa Benedetto XVI non perde occasione per puntare il dito contro i fautori di un precariato che sta diventando sempre più insostenibile nel nostro Paese. Così il Papa di fronte a 220 vescovi riuniti in Santa Maria Maggiore, con i quali ha toccato temi sociali e politici dei nostri tempi e recitato il Santo Rosario per i 150 anni dell’Unità d’Italia, occasione in cui ha affidato l’Italia alla Madonna “Salus populi romani” e “Mater Unitatis“: unità segnata dal Cristianesimo. “Il lavoro intermittente compromette il futuro dei giovani e la serenità di un progetto di vita familiare con grave danno per uno sviluppo autentico ed armonico della società”. Ai vescovi ha detto invece: “Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere”.

Sempre riferito al fenomeno della precarietà, ma anche a quello dell’immigrazione, che in molte regioni del Nord sta dando vita al rinnovamento di sentimenti negativi neo-razzistici, il Papa ha raccomandato a tutte le persone che abitano nell’Italia Settentrionale il recupero di una culturale solidale e cooperativistica.

Con sincerità dobbiamo riconoscere che non è la prima volta che il Santo Padre alza la voce contro precarietà e sfruttamento del lavoro, anzi il lavoro per i giovani è uno dei temi più cari a tutta la Chiesa e per il quale quest’ultima è pronta ad offrire tutta la collaborazione possibile.

Infine Bagnasco si è rivolto con ottimismo ai giovani, perché non manchi mai il loro impegno politico, impregnato di un forte spirito di carità.

Quello a cui tutti i giovani (e non solo!) vorrebbero poter aspirare, com’è successo per i loro padri, è ad una stabilità che consenta anche di vivere più serenamente la propria affettività (come anche lo stesso Pontefice ha ricordato). Invece noi siamo una delle pochissime generazioni nella storia degli esseri umani che sta peggio rispetto a quella dei nostri genitori, ma oggi sappiamo di essere un po’ meno soli, se un’istituzione come quella della Chiesa si è schierata in maniera chiara e diretta dalla nostra parte.

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Giancarlo Sali