L’Italia è il terzo contribuente, in termini assoluti, con l’esborso in tre anni di 15 miliardi di euro. Al primo posto c’è la Germania, con 22 miliardi e la Francia con 17 miliardi. In sostanza, l’ammontare dei prestiti su base triennale è intorno all’1% del pil 2010 dei Paesi contribuenti.
In un periodo di magra, certamente potrebbe fare infuriare gli italiani sapere che il governo sarà costretto a sborsare un punto di pil in tre anni, per aiutare la Grecia semi-fallita. Tuttavia, due argomenti si rendono necessari, a tal proposito: gli aiuti non sono per puro spirito di liberalità, ma mirano a salavaguardare la stabilità dell’Eurozona, quindi, dei Paesi come l’Italia, che in caso di default greco sarebbe esposta alle già citate “locuste della speculazione”; secondo, gli aiuti non sono gratis, ma prevedono un tasso di interesse del 5%.
Da un punto di vista finanziario, quindi, l’operazione sarebbe persino conveniente e vediamo perchè. L’Italia, come abbiamo detto, ha già assicurato 15 miliardi di euro alla Grecia in tre anni. Questi soldi saranno presi emettendo titoli poliennali, i BTp. Ma per ricevere denaro dai mercati, in sostanza, l’Italia dovrà remunerare anch’essa gli investitori, a tassi attuali che oscillano fino a un massimo del 4,8% sui decennali.
Ma poichè il tasso di ritorno sui prestiti sarà del 5%, le nostre casse ci guadagneranno sulla differenza, sebbene non moltissimo, avendo noi un rendimento sui titoli ben più alto dei tedeschi, tanto per citare un esempio. E questi ultimi, con rendimenti sui decennali di appena il 3% e con un ritorno del 5% sui prestiti alla Grecia, sono i maggiori beneficiari di tale operazione.