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Fini apre a larghe intese con Pd e Lega ma le reazioni non sono incoraggianti

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Giuseppe Di Spirito

Gianfranco Fini indossa di nuovo le vesti di leader politico ed apre ad intese col centrodestra ma assolutamente senza Silvio Berlusconi. In una intervista a Repubblica, Fini interpreta il pensiero popolare e parla di un governo che ormai “galleggia” e “galleggiare equivale ad allungare l’agonia a spese dell’Italia. Siamo di fronte al baratro” afferma preoccupato. Secondo il presidente della Camera, le persone “avvedute” nella maggioranza dovrebbero spingere Berlusconi a dimettersi, per sostituirlo magari con un uomo della Lega, indicando in Roberto Maroni un buon candidato. Fini sostiene che “La maggioranza che è uscita dalle elezioni ha il diritto di esprimere il presidente del consiglio” ma solo per un governo di transizione con un programma secco: il rilancio dell’economia e la riforma elettorale.

Non bisogna quindi nutrire grandi speranze nella “svolta” del Pdl paventata da Angelino Alfano, ma piuttosto mettere il paese nelle mani di una maggioranza più ampia, che comprenda il Partito Democratico e con un premier credibile: “Nel Pdl molti mi confidano che il problema è Berlusconi, allora rompano questa cappa e il centrodestra si riorganizzerà completamente… Maroni ha dimostrato di essere più consapevole di quel che sta accadendo”. A sorpresa arriva quindi una proposta chiara anche per le opposizioni: al Pd si chiede di lasciar perdere gli estremismi e la “tentazione di mettere tutti insieme a sinistra” e di impegnarsi per portare finalmente a compimento la riforma della legge elettorale, per avere di nuovo un Parlamento di eletti e non di nominati: “bisogna ricostruire un legame tra eletti e elettori. Meglio i collegi delle preferenze, sono pronto a discuterne” conclude il leader di Futuro e Libertà.

Dal Pd i commenti sono sereni ma estremamente cauti, con un Enrico Letta, vicesegretario, che commenta: “Qualunque governo senza Berlusconi è di certo una proposta interessante” ma nello stesso tempo di ritrae, sostenendo che il suo partito non darà appoggio ad esecutivi che fossero guidati da esponenti dell’attuale governo Berlusconi. “Siamo interessati perché mantenere la situazione attuale è la cosa peggiore per l’Italia… ma per noi la strada maestra restano le elezioni anticipate“.

Ben altro è ovviamente l’atteggiamento di un “Popolo della Libertà” che non ha alcun interesse a farsi rompere il giocattolo, anche se logoro. Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, etichetta come “spregiudicate manovre tattiche” l’apertura di Fini e del Terzo Polo, una sorta di scorciatoia per “evitare scelte in un sistema bipolare” conclude sprezzante.

Ma in tutto questo cosa ne pensa il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, candidato da Fini alla guida di un nuovo governo di larghe intese? “Lavoriamo perché il governo arrivi a fine legislatura” questa la secca replica dell’interessato che tenta di gettare acqua sul fuoco delle polemiche del “dopo voto” su Alfonso Papa, evento che ha decretato l’inizio di un nuovo vortice di conferme e smentite sui rapporti tesissimi tra Lega e Pdl, e su “grandi manovre” interne alla maggioranza per estromettere una volta per tutte un ormai scomodo Silvio Berlusconi dalla guida di una Italia sempre più in affanno.

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Giuseppe Di Spirito