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Più fatti, meno chiacchiere: le parti sociali incalzano il governo

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Giuseppe Di Spirito

Mercoledì prossimo nuovo incontro tra governo e parti sociali per una verifica sulle misure promesse dall’esecutivo. Per il momento c’è una tiepida approvazione e molta cautela da parte di imprese e sindacati (con punte critiche da parte della Cgil) sul cambio di passo imposto alla maggioranza dal precipitare della situazione economica mondiale e dalla speculazione sui mercati azionari. Cgil, Cisl, Uil insieme con Confindustria, Abi, Confcommercio ed altre associazioni fanno sapere di condividere l’impegno a sottoporre immediatamente le novità al Parlamento e la costituzionalizzazione dell’obbligo del pareggio di bilancio, ma chiedono un approfondimento sulle misure in materia di riforma fiscale ed assistenza, necessarie per anticipare l’auspicato il pareggio al 2013.

Sulla questione della modifica dell’articolo 41 della Costituzione (spacciata dal governo come una specie di Santo Graal per la rinascita dell’attività di impresa in Italia, e già ridimensionata da economisti ed osservatori) la posizione è molto più critica, o sarebbe meglio dire realistica: “non c’è alcun motivo di attendere una modifica dell’articolo 41” per avviare un serio processo di liberalizzazioni. Bocciatura senza appello sul continuo rimandare un intervento deciso sui costi della politica, con la richiesta di anticiparli “altrimenti sarà molto difficile chiedere sacrifici al Paese”.

Un punto caldo si preannuncia l’annunciata riforma del mercato del lavoro: le imprese giustamente chiedono che venga riconosciuto “il ruolo degli attori sociali”, posizione condivisa anche dai sindacati. Luigi Angeletti, leader Uil, esprime una netta contrarietà ad interventi svolti “in autonomia” dal governo, e il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, è assolutamente d’accordo con lui, reclamando un “confronto fra le parti“. Indubbiamente, considerando i fatti che illustrano come praticamente ogni “riforma” apportata al mondo del lavoro dai governi presieduti da Silvio Berlusconi abbia ottenuto l’unico risultato di indebolire le tutele a chi lavora ed accentuarne la condizione di precarietà, senza alcun clamoroso risvolto sull’aumento dei livelli occupazionali, c’è di che essere preoccupati.

Nell’attesa dell’incontro si delineano le posizioni dei partiti politici, con il Pd che per bocca del segretario Pierluigi Bersani annuncia: “guarderemo i provvedimenti e cercheremo di correggerli. Misureremo il nostro appoggio in ragione di quanto ascolto ci daranno“. Ma in una intervista al Tg3 il leader democratico è pessimista, continuando a sostenere la necessità di “un governo nuovo, fatto con personalità autorevoli, credibili nel mondo”. Italia dei Valori, attraverso Massimo Donadi critica l’atteggiamento di “autosufficienza” della maggioranza ed aggiunge che ”il dato più avvilente è la consapevolezza di avere a che fare con un governo che ha deciso di intervenire solo perché di fatto commissariato dagli altri governi occidentali“. Anche Italia Futura, l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo, seppure soddisfatta della improvvisa accelerazione dell’esecutivo fa notare che “Il governo ha cambiato idea…perché spinto dalle pressioni internazionali e dai mercati“.

Certo, impossibile dimenticare che fino a quando non ha cominciato a franare l’economia mondiale, a Palazzo Chigi avessero ben altre priorità. L’ultima legge in ordine di tempo per la quale sono state spese enormi energie per l’approvazione, infatti, è quella ad personam del “processo lungo“.

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Giuseppe Di Spirito