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USA, Democratici dubitano su leadership di Obama e corteggiano Clinton

Published by
Giuseppe Timpone

Ieri il tonfo di Wall Street è stato pesante. L‘immagine del crollo del Dow Jones (-5,49%) è stata ancora più inquietante, perchè le perdite si sono intensificate proprio mentre parlava il presidente Barack Obama. Più parlava, più la borsa scendeva. Non è un bel segnale di fiducia per l’America, specie qui, che siamo nel tempio del capitalismo e della finanza mondiale. La sfiducia dei mercati verso Washington non è roba di secondo ordine, perchè gli USA sono ancora l’unica reale super-potenza economica e politica, sebbene in drastico e rapido declino. In queste convulse settimane di dibattito sul debito, ciò che colpisce non è tanto lo scontro tra posizioni aspre. Infatti, ciò è sempre avvenuto in America e rappresenta la vivacità di una Nazione, che sulla dialettica anche ideologica ha costruito il fascino del suo Impero. Colpisce, al contrario, che una delle due parti, se vogliamo la più importante, essendo la Casa Bianca, non abbia offerto un’opzione reale alternativa alla ricetta dei Repubblicani.

Obama non è sembrato un presidente, in grado di offrire una prospettiva, come un pò tutti i suoi predecessori avevano fatto, in un senso o nell’altro. Non solo è mancata quella che potremmo definire la componente ideal-ideologica, ma persino quella più pragmatica di un piano per l’America.

Ieri, il discorso di Obama non era tanto atteso per le borse, quanto perchè s’immaginava che egli avrebbe potuto indicare un sentiero, tortuoso, difficile, ma pur sempre una via, per uscire dalla situazione attuale. Invece, niente. Una partigiana e pura difesa della propria amministrazione, la retorica dell’America solida e da tripla A, che stridono con le reazioni allarmate dei suoi creditori nel mondo. Sempre ieri, i deputati di colore del Partito Democratico hanno protestato formalmente contro Obama in una lettera con cui sostengono le difficoltà a cui gli afro-americani stanno andando incontro a causa della crisi del mercato del lavoro. A fronte di un tasso generale di disoccupazione del 9,1%, a luglio i disoccupati tra i neri sono il 16,8%, più del doppio della popolazione bianca (8,2%).

Con oltre il 90% dei voti, gli afro-americani sono stati determinanti per l’elezione di Obama nel 2008. E già, tra la grande stampa progressista americana, molti esponenti dei Democrats si chiedono se non sarebbe stato meglio scegliere Hillary Clinton al suo posto. Più energica, maggiormente in grado di tenere il punto. E chi lo sa se la vera sorpresa non sarà proprio nel campo dei Democratici anzichè dei Repubblicani. Se la Clinton corresse per la nomination?

 

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Giuseppe Timpone