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La manovra che non piace: i deputati di maggioranza cercano sponda nell’opposizione

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Giuseppe Di Spirito

La manovra della discordia, questa pare essere la caratterizzazione del provvedimento estivo di “salvataggio” delle casse dello Stato, prodotto rapidamente (o forse frettolosamente) e che con la stessa rapidità ha suscitato forti malumori nella maggioranza. Nella Lega c’è l’ala “maroniana” che protesta contro la mazzata agli enti locali, il taglio di 1,6 miliardi di euro, tanto che lo stesso ministro dell’Interno, durante la Conferenza stampa di ferragosto, ha chiesto “…uno sforzo del Parlamento per garantire ai Comuni un ‘taglio dei tagli’ previsti in manovra“. Roberto Maroni ha anche fatto un’ampia apertura alle proposte che provengono dal Pd, in particolare rispetto alla tassazione dei capitali rientrati attraverso lo “scudo fiscale” ed a quelle dell’Udc, in riferimento all’aumento dell’Iva.

Commenti meno diplomatici dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che in un’intervista al “Gazzettino” ha invocato le “barricate” da erigere contro la manovra, sperando in un ravvedimento della maggioranza. Tocca al ministro Roberto Calderoli difendere le misure preparate dal governo, affermando che l’impianto complessivo va mantenuto, i saldi devono rimanere invariati, ma nello stesso tempo “tutto si può rivedere“. “Chi governa deve essere il bilanciamento rispetto agli interessi delle varie categorie” ha affermato ancora.

Anche nel Pdl, dopo l’estemporanea “alzata di testa” di un piccolo gruppo di parlamentari, fa sentire la sua voce il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi che appare molto contrariato dal “contributo di solidarietà” per i redditi sopra i 90mila euro, auspicandone una profonda revisione, e nello stesso tempo definisce una proposta di “buon senso” quella del Pd sui capitali scudati.
“Io penso sia stato un errore rinunciare ad intervenire sulle pensioni o sull’Iva” ha concluso. All’assalto poi i rappresentanti locali, in genere contro l’abolizione delle province, con il sindaco di Roma Gianni Alemanno che annuncia per conto dell’Anci una serie di emendamenti, ed il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, molto critico dalla prima ora, che insiste a gran voce sulla richiesta di un deciso rientro delle “sforbiciate”.

Galvanizzati dal malcontento in seno alla compagine governativa, alzano la voce i leader di opposizione. “Se il governo vuole la collaborazione di Udc e Terzo polo, la manovra va cambiata profondamente”, afferma Pier Ferdinando Casini al “Corriere della Sera”, chiedendo la cancellazione del contributo di solidarietà, un intervento sulle pensioni e l’aumento dell’Iva. Pier Luigi Bersani rinnova il suo auspicio che Berlusconi si faccia di parte, ed annuncia “un confronto con le forze sociali e con i partiti di opposizione” dicendosi pronto ad ascoltare i suggerimenti di tutti. Infine il leader dell’Idv, Antonio di Pietro, reclama “un pacchetto di proposte unitarie, per dimostrare che esiste un’alternativa e questo potrebbe essere il tuorlo d’uovo di un futuro governo”.

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Giuseppe Di Spirito