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Manovra Fiscale: l’eliminazione dei provvedimenti iniqui dal decreto vale la dignità del nostro Paese

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Giancarlo Sali

Inizia oggi alla Commissione di Bilancio del Senato la discussione del decreto (che dovrà essere trasformato in legge) del Governo dello scorso 13 Agosto, sui nuovi interventi, fiscali e non solo, per combattere la crisi. Tutti gli italiani di buon senso si augurano che queste discussioni portino per prima cosa all’eliminazione immediata di due articoli del decreto, che nulla a che fare hanno con la lotta alla crisi ed al debito pubblico insostenibile del nostro Paese: la possibilità di derogare i contratti collettivi nazionali, anche in tema di licenziamenti senza giusta causa, e l’abolizione delle Festività Laiche (non solo 25 Aprile, 1 Maggio e 2 Giugno, ma anche il 26 Dicembre ed il Lunedì di Pasqua).

Due direttive che non solo appunto non contribuirebbero affatto a tenere a bada il debito pubblico italiano, ma anzi riuscirebbero nell’impresa di arrecare ulteriore danno alla nostra economia. Come? Semplice, niente feste e ponti, con tutte le ripercussioni su uno dei pochi settori in cui continuiamo ad eccellere: il turismo e l’indotto che ne consegue. Tutto questo senza nemmeno considerare il lato morale della questione: impedire alla gente di poter fare festa in date che ricordano avvenimenti sensazionali per la vita dell’Italia è quanto meno esecrabile!

La deroga all’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che impedisce il licenziamento di una risorsa senza una giusta causa, toglierebbe tutte quelle sicurezze che sempre in meno persone oggi hanno, con conseguente contrazione ulteriore di tutti i consumi: se so che il mio posto di lavoro sarà precario per sempre prima di comprare una casa, un’auto, o andare in vacanza ci penserò 1000 volte prima, senza contare il fatto che anche le banche italiane diventerebbero ancora più restie e pretenziose nel concedere mutui. Invece di concedere diritti a chi lavora e non ne ha, si toglierebbero a quelli che ne hanno: un livellamento verso il basso della nostra democrazia!

Sembra che in qualche giorno insomma, poche persone vogliano gettare al vento 60 anni di lotte per la conquista di diritti inviolabili ed obbligatori in un Stato Civile. Ma il nostro, come detto più volte, è uno strano Paese, vi ricordate per esempio cosa successe in Francia quando provarono a proporre l’abolizione del corrispettivo del nostro articolo 18? Proteste di studenti misero a ferro e fuoco molte città fino a che il provvedimento non venne ritirato.

Invece da noi, complice anche il periodo di vacanze, in molti ignorano addirittura l’esistenza di tali proposte politiche inique e blasfeme, che è nostro dovere, oltre che diritto, osteggiare (ovviamente sempre e soltanto in maniera pacifica, con manifestazioni, cortei e presidi continui), perché se aspettiamo che siano solo le Istituzioni Parlamentari a difendere le nostre giuste richieste, stiamo freschi.

Chiosa su due dei sindacati principali del nostro Paese: Cisl e Uil saranno presto ribattezzati ConfCisl e ConfUil, per la deriva prettamente padronale dei loro atteggiamenti che negli ultimi anni ha traformato i loro vertici alla stregua, se non in alcuni casi peggio, di rappresentanze imprenditoriali di interessi. Un passo indietro di certi personaggi, con le scuse da rilasciare a noi lavoratori dipendenti per il loro aver detto sempre e solo “SI” a tutte le decisioni del Governo di questi anni, anche a quelle ingiuste verso i lavoratori, sarebbe come minimo doveroso!! Sempre in quei personaggi però, è difficile scorgere sostanziali differenze rispetto agli uomini politici che godono di privilegi di casta inaccettabili, che proprio in queste settimane si lotta per ridurre.

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Giancarlo Sali