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Wikileaks: scaricabili da Twitter 250mila cablogrammi USA

Published by
Andrea Luigi Gaetani

Wikileaks ha reso disponibile online l’intero archivio di cablogrammi della diplomazia degli Stati Uniti d’America che era in suo possesso. Il sito, fondato da Julian Assange, ha reso pubblici su Twitter 250mila file riservati, scaricabili senza limitazioni. Tra i documenti pubblicati ci sono anche 2970 documenti provenienti dall’ambasciata italiana di Roma e dai consolati di Napoli, Milano e Firenze. I documenti fanno riferimento ad un periodo che va dal 25 Agosto1988 al 26 Febbraio 2010.

Il sito di Assange aveva cominciato già nei giorni scorsi a pubblicare documenti riservati, mettendo online oltre 130mila cablogrammi senza nessuna censura, nei quali erano presenti le fonti delle informazioni. Per molti questo mancato oscuramento di nomi equivale a mettere a rischio delle vite umane: la prima ad “insorgere” è stata l’Australia, protagonista di alcuni dei documenti messi online, che ha accusato Assange di aver compromesso la sicurezza nazionale e l’operato dei servizi segreti australiani, oltre ad aver messo in pericolo delle vite umane.

Per giustificare la messa online dei documenti, Wikileaks ha fatto sapere su Twitter che «La stampa mondiale non ha abbastanza risorse e ci sono sostanziali atteggiamenti di parzialità». Ma il sito ha ricevuto moltissime critiche proprio dalla stampa che in precedenza aveva sostenuto la pubblicazione di documenti riservati, a causa della mancata censura preventiva di questi. Guardian, New York Times, El Pais e Der Spiegel hanno divulgato un comunicato congiunto: «Difendiamo quel che abbiamo fatto in collaborazione con Wikileaks ma siamo uniti nel condannare la non necessaria pubblicazione dei dati completi». A mettersi contro Wikileaks anche Amnesty International, che ha dichiarato: «Ci dispiace che documenti che mettono a rischio persone, tra cui attivisti per i diritti umani, siano diventati pubblici».

Certo è che Wikileaks si era appellato al “popolo di internet” prima di procedere con la pubblicazione. Infatti, nei giorni scorsi il sito aveva indetto un sondaggio su Twitter, nel quale chiedeva di esprimere un’opinione sulla pubblicazione o meno del materiale integrale di cui il sito di Assange disponeva. Il sito ha poi giustificato la pubblicazione di tutti i documenti con l’accusa verso un giornalista del Guardian, che avrebbe reso pubblica la password di un file contenente l’iintero database di Wikileaks. Il quotidiano britannico ha però smentito tutto ciò.

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Andrea Luigi Gaetani