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Tunisia al voto. Favoriti islamisti di Ennahda

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Giuseppe Timpone

Oltre sette milioni di tunisini hanno oggi già iniziato a mettersi in fila, per votare i 217 deputati dell’Assemblea Costituente, che dovrà votare la Carta Fondamentale ed eleggere un governo provvisorio ad hoc per un anno. Si tratta delle prime elezioni libere, dopo quasi 24 anni di potere dell’ex dittatore ben Alì. Il voto cade a tre giorni dall’uccisione di Muhammar Gheddafi e rappresentano la speranza di un Medio Oriente libero dai vecchi regimi autocratici, ma al contempo anche privi delle derive islamiste che molti temono. Non è un caso che il quotidiano La Presse abbia pubblicato un articolo in cui indica il voto di oggi un punto di riferimento importante per tutti gli stati che si sono sbarazzati dei vecchi dittatori, perchè la Tunisia sarebbe un esempio di transizione democratica non violenta. Ad ogni modo, c’è grande voglia nel Paese di partecipare al processo democratico. D’altronde, si tratta del primo stato del Nord Africa ad essersi liberato del regime. Sono un centinaio i partiti che si presentano al voto e che aspirano ad entrare nell’Assemblea, anche se meno di una decina sono accreditati all’ingresso, secondo i sondaggi.

Il favorito è il partito islamico Ennahda, che i sondaggi danno da un minimo del 20% a un massimo del 40%. Dovrebbe ottenere un ottimo risultato specie nelle campagne. Sorto nel 1981, ispirato dai Fratelli Mussulmani d’Egitto, i suoi uomini sostengono di volersi rifare a una democrazia alla turca, in cui l’islam potrebbe convivere con le regole di uno stato di diritto e democratico. Molti sostengono che i suoi toni sono moderati solo nei dibattiti politici, ma che fomentino le folle nelle moschee.

Altra formazione che potrebbe ottenere un certo risultato è il Partito Democratico Progressista, fondato nel 1983 da un avvocato di centro-sinistra, con tendenze liberali in economia. Il PdP è stato tollerato anche sotto il regime di ben Alì, malgrado sia stato solo all’opposizione.

Qualche consenso potrebbe ottenerlo anche l’ex partito comunista Ettajdid, che negli anni Novanta avrebbe abbandonato il marxismo per abbracciare la socialdemocrazia. E’ il partito che più di tutti si batte contro gli islamisti di Ennahda.

Seguono decine di altri partiti, tra cui molti si rifanno a quello di ben Alì. E l’incognita di queste elezioni sarà proprio scoprire quanti consensi avranno le formazioni un pò nostalgiche del vecchio regime. L’altro timore, in realtà, è l’eccessiva frammentazione tra molte liste, che potrebbe complicare la fase costituente.

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Giuseppe Timpone