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Londra, Cameron a rischio crisi su referendum anti-UE

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Giuseppe Timpone

Tira aria di crisi politica a Londra, dopo che è stata bocciata una mozione parlamentare, presentata da 78 esponenti del Partito Conservatore, che chiedevano l’indizione di un referendum per chiedere ai sudditi di Sua Maestà se vogliono ancora restare nell’Unione Europea o uscirne. La mozione è stata bocciata, pur avendo ottenuto 111 voti favorevoli e trasversali, raccogliendo anche una decina di consensi tra i laburisti. Ma la bocciatura è avvenuta solo con il voto contrario dei deputati degli altri partiti, dei libdem del vice-premier Nick Clegg, da sempre i più europeisti della Gran Bretagna, e dei laburisti.

Profondamente divisi, invece, i conservatori, che in questi giorni devono così fronteggiare la più grande lacerazione interna di sempre. Il premier David Cameron si è schierato fortemente contro l’ipotesi del referendum, sostenendo che è interesse della Gran Bretagna restare ancorata al mercato unico della UE, dove va a finire la metà delle esportazioni del Paese. A poco sono valsi gli appelli del premier, che ha quasi supplicato di non procedere con il referendum. Se, infatti, è stato scongiurato il voto popolare, ora dovrà fronteggiare una fronda molto nutrita di deputati, che non temono minimamente di essere sospesi dal partito.

E un sondaggio pubblicato sul quotidiano The Guardian rivela quanto forte sia il sentimento anti-UE tra la gente comune. Ben il 70% degli intervistati avrebbe voluto il referendum, con una percentuale del 65% tra gli stessi elettori laburisti, pure considerati più europeisti dei conservatori. Non solo. Se si votasse, il 49% sarebbe per dire addio a Bruxelles, mentre solo il 40% sarebbe schierato per restarvi. E le bandiere della UE bruciate dinnanzi al Parlamento di Westminster da parte di un gruppetto di manifestanti, durante il voto dei deputati, è solo una delle tante dimostrazioni di quanto tiepido sia il Paese verso le regole dell’Unione, che nel 2000 l’ex primo ministro Margaret Thatcher definì “un mostro irriformabile”.

E se il governo è riuscito a uscire a galla dallo scandalo che ha travolto l’impero di Rupert Murdoch e dalle dimissioni recentissime del ministro della difesa Liam Fox, adesso Cameron potrebbe imbattersi con una crisi ben più grave, perchè deriva dall’interno del suo partito e mina alle fondamenta della coabitazione con i liberaldemocratici.

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Giuseppe Timpone