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La maggioranza non c’è, Berlusconi vacilla ma non getta la spugna

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Andrea Luigi Gaetani

Nel vertice Pdl a Palazzo Grazioli, dopo il ritorno di Berlusconi dal G20, si è arrivati ad una conclusione: la maggioranza non c’è più. Il Premier, subito dopo essere tornato dall’impegnativo incontro con i leader politici internazionali nel G20, si è trovato davanti Gianni Letta, Angelino Alfano, Paolo Bonaiuti e Denis Verdini, ovvero i suoi fedelissimi, ora tutti convinti che bisogna fare un passo indietro. Eloquenti le parole di Letta: “Silvio, i numeri sono questi, forse è arrivato il momento di farsene una ragione”.

Lo stesso Verdini, che in passato si era occupato delle trattative nell’ombra con i parlamentari, adesso ammette che la maggioranza, qualora si dovesse votare sul rendiconto, sarebbe ferma a 306 deputati. Verdini però ha comunicato al Cavaliere che ci sono circa 15 deputati che potrebbero decidere di staccarsi dalla coalizione di maggioranza, abbassando ulteriormente il numero dei deputati che voterebbero a favore. Berlusconi semplicemente non ci sta: “Non ci credo. Li chiamerò uno ad uno personalmente. È tutta gente mia, mi devono guardare negli occhi e dirmi che mi vogliono tradire. Io lo so che sono arrabbiati, è gente frustrata, si rompono le palle a pigiare tutti i giorni un pulsante, ma non hanno un disegno politico. Ci parlerò”. Letta e Alfano sono però molto pessimisti a riguardo: “Ci abbiamo già parlato noi, è stato inutile”.

“Io potrei anche lasciare il posto a qualcun altro, come dite voi. Se vedessi un nuovo governo potrei fare un passo indietro, il problema è che non lo vedo”, ha continuato Berlusconi, scosso dai numeri comunicatigli. E’ qui che scatta il vero e proprio “piano” messo a punto nella notte a Palazzo Grazioli. Berlusconi, visto che non ha intenzione di mollare, farà da oggi a lunedì il suo giro di telefonate e convocazioni, per cercare di riportare all’ordine i parlamentari in fuga. Lunedì verrà fatta una prova di voto, chiedendo ad ognuno dei parlamentari di maggioranza la conferma del voto che poi si replicherà dal vero martedì. Nella giornata di martedì, dopo il voto sul rendiconto, sarà presentata una mozione di sfiducia, percui se già lunedì ci si renderà conto che la maggioranza non esiste più, sarà consigliato al Premier di dimettersi.

Se invece Berlusconi decidesse di dimettersi volontariamente, il Pdl potrebbe formare un altro governo con un consenso più largo, includendo l’Udc e ponendo come Presidente del Consiglio Letta oppure Mario Monti. Se invece il governo venisse sfiduciato, non ci sarebbe più la possibilità di essere parte attiva nella politica, il Pdl sarebbe solo destinato a subire l’ascesa degli avversari.

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Andrea Luigi Gaetani