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Categorie: News

Pressing su Berlusconi per le dimissioni: ecco gli scenari futuri

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Bruno De Santis

Invitato dagli amici più stretti a fare un passo indietro, rimane asserragliato, tenacemente incatenato alla poltrona di presidente del Consiglio: Silvio Berlusconi resiste al pressing di chi vorrebbe le sue dimissioni. Un’opera di convincimento che vede in prima linea i suoi uomini più fidati: da Denis Verdini ad Angelino Alfano, passando per Bonaiuti e Gianni Letta, tutti hanno passato la domenica a cercare di convincere il premier a farsi da parte. “Se cadi in Parlamento, non avrai più la possibilità di influire sulle decisioni future”: questo il ragionamento con il quale Alfano e Letta hanno provato a distogliere Berlusconi dall’idea di andare avanti, di forzare la mano ai dissidenti del Pdl e vedere se davvero non voteranno la fiducia al governo. Un ragionamento che non sembra aver fatto breccia nel premier, ostinato nella sua convinzione di avere ancora i numeri per andare avanti.

Ma se il voto sul rendiconto generale dello Stato potrebbe anche “salvare” il governo (alcuni dissidenti hanno già detto che lo voteranno), l’esecutivo non sembra destinato ad avere vita lunga e già si fanno le varie ipotesi su quale sarà la fase successiva.  Quella che riscuote più consensi è senza dubbio un governo tecnico guidato da Mario Monti e formato da personalità esterne alla politica: una possibilità che trova il parere favorevole di tutta l’opposizione, che potrebbe avere il sostegno dell’area della Lega che fa capo al ministro Maroni, ma non quello della parte più oltranzista del Pdl. Un esecutivo Monti dovrebbe approvare le misure anti crisi richieste dall’Europa e varare una nuova legge elettorale, poi sarà data voce agli elettori.

Molto difficile invece vedere nascere un nuovo governo di centrodestra guidato da Letta o Schifani: tale ipotesi ha il parere contrario di quasi tutta l’opposizione. Il Pd ha già annunciato il suo no a un nuovo governo politico, mentre il Terzo Polo con Casini ha fatto sapere che un esecutivo di transizione senza il Partito Democratico non è fattibile. Premono su questo versante invece i dissidenti interni al Pdl per una soluzione che, se avallata da Berlusconi, potrebbe dare nuova linfa alla maggioranza.

Per le elezioni anticipate in caso di fine del governo Berlusconi si schiera lo stato maggiore della Lega, una soluzione però non gradita quasi a nessuno, soprattutto al Capo dello Stato che vuole un esecutivo nel pieno dei suoi poteri per affrontare la crisi che sta travolgendo il paese. Tre ipotesi con una sola certezza: Berlusconi difficilmente farà Natale da presidente del Consiglio.

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Bruno De Santis