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Crisi dei bond, adesso è il turno della Francia

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Giuseppe Timpone

Se Roma piange, Parigi non ride. Non è questione di solidarietà, quanto il fatto che è già iniziato il count-down  che porterà i francesi ad essere il prossimo stato dell’Eurozona a cadere sotto i colpi della speculazione rampante. Già, tutto sta avvenendo come nelle previsioni di oltre un anno e mezzo fa. Prima che la Grecia fosse salvata da un mega-prestito di 109 miliardi, si disse esplicitamente che sarebbe toccato presto a Portogallo e Irlanda, poi alla Spagna e all’Italia e, infine, alla Francia. Scenari apocalittici, ma che si sono realizzati secondo un copione raccapricciante e tutto lascia intravedere che Sarkozy sarà la prossima vittima politica del crollo dei mercati. La crisi dei bond ha già iniziato a contagiare gli Oat, i titoli francesi, con lo spread che è schizzato nelle ultime sedute a 170 punti base dai decennali tedeschi, mentre a luglio si attestava non oltre i 60 punti. Lo scenario sta ripercorrendo esattamente quello dell’Italia. Prima della crisi finanziaria del 2008, il nostro Paese contava su uno spread di appena 20-30 punti base. Poi, con l’esplosione del caso Grecia, il differenziale si allargò fino a 150 punti base in media all’inizio dell’anno, non oltre i 170-180 punti prima dell’estate.

A luglio inizia il precipizio. Prima si sfonda la barriera dei 200 punti, poi quella dei 300 e dopo settimane di apparente ritorno alla normalità, lo spread schizza stabilmente sopra i 300 punti, per sfondare a ottobre la barriera dei 400 e poi anche quella dei 500 punti, nella scorsa settimana.

Parigi è sulla buona strada per ripercorrere gli stessi passi dell’Italia. E’ molto allarmante, poi, che l’agenzia di rating Standard & Poor’s abbia “per errore” pubblicato la notizia che la Francia avesse perso la tripla A. A farci caso, sembrerebbe un avvertimento non dissimile da quelli che fanno ritrovare una testa di cavallo davanti alla porta di casa del minacciato. Perchè se di errore si tratta, lo sarà ancora per poco. Che Parigi perderà la massima valutazione delle agenzie di rating è quasi certo, così come è certo che ciò porterà a una bufera sui suoi titoli non dissimile da quella che attanaglia l’Italia da mesi.

Con un deficit al 4,1% e un tasso di disoccupazione al 10%, con una crescita in forte rallentamento, è solo questione di tempo. Forse, di settimane.

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Giuseppe Timpone