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Belgio alle comiche finali, lascia premier di un governo che non c’è

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Giuseppe Timpone

Il premier in pectore Elio Di Rupo ha rassegnato le dimissioni, che ha già presentato sul tavolo di Re Alberto II, dopo il fallimento delle trattative per l’approvazione del bilancio 2012. Il monarca non le ha ancora accettate, invitando tutti i partiti coinvolti nella formazione del nuovo attesissimo governo al senso di responsabilità, valutando quali sarebbero le conseguenze gravissime di una mancata intesa. Il Belgio, infatti, è senza un governo dal 10 giugno 2010, quando si sono tenute le ultime elezioni politiche, che hanno determinato un Parlamento frammentato tra vari partiti e partitini, a loro volta distinti tra Valloni e Fiamminghi. La peculiarità (negativa) del Paese consiste nel fatto che accanto alle tradizionali divergenze politiche tra destra e sinistra, si affiancano anche le ben più sentite qui tra i due gruppi linguistici, con il risultato che a ogni elezioni risulta difficilissimo formare una maggioranza, poichè anche formazioni politiche teoricamente affini, in realtà, sono divise dal fatto di rappresentare interessi di un gruppo linguistico differente.

E’ così che da 528 giorni il Belgio è senza governo, un record mondiale e storico già da un pezzo, di cui certamente non vanno fieri i cittadini di Bruxelles.

Ora, tutti si scagliano contro tutti, generando uno stato di confusione che difficilmente potrà risolversi a breve. Alcuni mesi fa, molti cittadini erano scesi in piazza per protestare contro l’impasse politico-istituzionale che vivono da un lasso di tempo infinito e per reclamare un nuovo governo. Nel bel mezzo di una grave crisi economica e finanziaria, infatti, il Paese è senza guida e ciò che maggiormente preoccupa il sovrano è che una situazione del genere potrebbe essere l’anticipo di una separazione tra Valloni e Fiamminghi, con la creazione di due stati separati.

Un’ipotesi non remota, visto che il vero dissenso riguarda su come ripartire le risorse tra nord e sud, sull’insegnamento della lingua in alcuni comuni a maggioranza fiamminga, nonchè su una legge elettorale, che garantisca una rappresentanza reale nei collegi attorno alla capitale.

E così, dopo che un accordo in estate sembrava essere stato raggiunto, colui che avrebbe dovuto guidare il nuovo governo getta la spugna e con essa speriamo anche il modo ridicolo di vestire nelle occasioni pubbliche!

 

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Giuseppe Timpone