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Il Governo convoca le Parti Sociali: “Introdurremo il salario minimo garantito”. Politici in rivolta

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Giancarlo Sali

Dopo la bufera di ieri, nella quale in poche ore le voci di un’ulteriore riforma dell‘età pensionabile e l’ipotesi di blocco degli aumenti nel 2012 di tutti i trattamenti previdenziali avevano scatenato l’ira furibonda dei principali sindacati contro il governo Monti, nelle ultime ore il Ministro del Welfare Elsa Fornero ha dovuto per forza di cose gettare acqua sul fuoco.

La risposta governativa ha seguito due filoni principali: da una parte la titolare del dicastero lavoro-welfare ha dichiarato che le intenzioni dell’Esecutivo sono dirette a garantire un salario minimo garantito per tutti i disoccupati. Sarebbe una riforma epocale per l’Italia (nonostante tale tipo di ammortizzatore sociale in Europa sia già ovunque diffuso), ma la grave situazione dei nostri conti rischia di rendere difficile la realizzazione di tale provvedimento. Il centro-sinistra si dichiara comunque entusiasta per tale proponimento, che oggettivamente costituirebbe un passo avanti molto grande in materia di equità sociale.

Dall’altra parte Mario Monti ha convocato in serata le Parti Sociali per domenica, 24 ore prima della probabilissima presentazione ufficiale della manovra “lacrime e sangue”, che avrà l’obiettivo di rimettere in sicurezza i conti disastrati del nostro Paese. Cgil, Cisl e Uil però non mollano di un millimetro e come non comprenderli, dal momento che viviamo in un Paese dove i parlamentari storcono il naso di fronte ad una nuova legislazione sui loro vitalizi, che dal prossimo anno richiederà loro il compimento del 65esimo anno di età per i politici con una sola legislatura di attività, e 60 anni per deputati e senatori con almeno due legislature alle spalle (contro i 50 anni previsti dalla normativa vigente)?

Insomma per essere più diretti: un gesto che sarebbe da considerare meno che simbolico (e sul quale c’è anche chi della “casta” vorrebbe protestare), non è sufficiente per potersi permettere di chiedere ai cittadini 43 anni di lavoro nelle loro vite, in confronto a meno dei 5 a cui sono “obbligati” i nostri politici.

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Giancarlo Sali