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Berlusconi, perplesso su manovra. E Libero lo invita a non votare fiducia

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Giuseppe Timpone

Alla festa del Milan per festeggiare l’imminente arrivo del Natale, l’ex premier Silvio Berlusconi ha voluto dire la sua sulla manovra di Monti, dopo giornate passate in silenzio. I suoi uomini stanno lavorando in Commissione e in Aula per apportare alcune modifiche su ICI e pensioni, anzitutto. E’ stato, ad esempio, il pressing di Alfano, segretario del PDL, ad avere evitato un innalzamento delle ultime due aliquote Irpef, come si vociferava prima del varo del 4 dicembre. E sempre il pressing del partito ha attenuato la tassazione sul lusso, che se fa da un lato tanta demagogia, rischia dall’altro di mettere in ginocchio un settore-chiave come il turismo, se si stangano barche e yacht. E questa sarebbe una sciagura per un Paese come l’Italia.

E Berlusconi non ha nascosto che sui provvedimenti in esame al Parlamento ci sarebbero molte perplessità sue e del PDL. Un modo per lanciare un messaggio al governo che così non va. Se una decina di giorni fa era stato lo stesso Berlusconi a invitare Monti a porre la fiducia sulla manovra, adesso le cose sembrano in parte essere cambiate.

Questa mattina, in un editoriale di Libero, quotidiano vicinissimo alle posizioni dell’ex premier, il direttore Maurizio Belpietro, lancia un appello a Berlusconi affinché non voti la fiducia e spiega le ragioni per cui ciò andrebbe fatto. Questa manovra, spiega il direttore, è fatta solo di tasse e ogni giorno di più se ne accorgono gli italiani. Certo, pensare che il PDL possa sfilarsi così facilmente dall’ingrato compito sarebbe irrealistico. Tuttavia, i giochi sono oggi molto meno scontati di qualche giorno fa.

Se il segretario del PD, Pierluigi Bersani, si dice molto stupefatto per il passo indietro di Monti sulle liberalizzazioni (non doveva essere il governo del mercato?), questa è la spia di una grossa insofferenza trasversale a tutti i partiti, che non può e non dovrebbe essere soffocata da un voto di fiducia, che metterebbe a tacere qualsiasi dubbio in Parlamento.

Per Berlusconi il rischio reale si chiama “divisioni interne”, ma anche “UDC”. Se, infatti, il PDL realmente non dovesse votare la fiducia, alcuni potrebbero contravvenire all’ordine di scuderia e porsi, nei fatti, fuori dal partito. Ma il pericolo più grande sarebbe la fine delle possibilità per il PDL di allearsi con l’UDC, unico vero fan di Monti.

Ma sull’altro piatto della bilancia c’è il consenso popolare che Berlusconi rischia di sciupare, se votasse una stangata fiscale e poliziesca come quella partorita da Monti. Se è vero che è l’uomo delle sorprese, dovrà inventarsi qualcosa e presto, perché gli elettori del suo partito non gradirebbero un sì magnanimo alla manovra.

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Giuseppe Timpone