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Iraq, finita missione USA. Tutti soldati americani tornati oggi a casa

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Giuseppe Timpone

“Mission Accomplished”, “Missione Compiuta”. Questa volta, davvero. Alle luci dell’alba, poche ore fa, l’ultimo gruppo di militari americani ancora in Iraq ha fatto ritorno in patria, ponendo termine alla missione iniziata quasi nove anni fa. Per l’esattezza, tutto è iniziato nel marzo del 2003, quando l’allora presidente George W.Bush ordinò l’invasione dell’Iraq per spazzare via il regime di Saddam Hussein, considerato tra i più pericolosi al mondo. Soltanto un paio di settimane più tardi, il regime di Baghdad crollò, ma non cessò la guerra. Anzi, se fino ad allora i morti erano stati contenutissimi sia tra gli americani (poche unità), che tra gli iracheni, è con la fine ufficiale delle ostilità che inizia lo stillicidio quotidiano di bombe anti-USA, che porterà complessivamente a 4500 morti tra i soldati americani e a oltre 100 mila tra gli iracheni, quasi tutti civili.

Alla fine del suo secondo mandato, il presidente Bush dichiarò che non avrebbe più festeggiato la fine della guerra, con la famosa e malaugurante scritta “Missione Compiuta”. La vera guerra iniziò dopo il 9 aprile del 2003.

Ma se tanti sono i danni subiti dagli iracheni e ingenti le spese e le perdite di vite umane tra gli americani (sono stati spesi 800 miliardi di dollari), alcune cose sono cambiate in meglio. L‘Iraq non vive l’oppressione di Saddam Hussein, catturato nel 2005 e giustiziato da un tribunale iracheno alla fine del 2006. Al netto della sanguinosa guerra con l’Iran, le vittime del regime si calcolano in non meno di 250 mila. Certo, a Baghdad non trionfano né l’armonia, né una democrazia esemplare. Il dopo-Saddam è caratterizzato da scontri tribali, da ostilità etniche che stanno mettendo a rischio la tenuta dell’unità del Paese.

A questo servivano i militari USA ancora presenti sul territorio. Fino a questa mattina erano circa 4000 quelli rimasti in territorio iracheno, distribuiti su due basi. All’inizio della guerra erano 170 mila su 500 basi sparse in tutto l’Iraq.

Si chiude con oggi forse uno dei capitoli più tormentati del dopo-Vietnam, una delle ragioni dell’impopolarità dell’amministrazione Bush negli ultimissimi anni del suo mandato e fonte di polemiche tra le diplomazie e all’interno della stessa America.

Adesso il futuro dell’Iraq è interamente nelle mani degli iracheni. Non è detto che sia per loro un bene, ma almeno non avranno più scuse.

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Giuseppe Timpone