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USA in lieve ripresa, ma consumi restano al polo

Published by
Giuseppe Timpone

Gli ultimi dati sull’occupazione negli USA sono migliori delle attese. A novembre, il tasso dei senza lavoro è stato rivisto dall’8,7% della stima preliminare all’8,5%. I nuovi posti di lavoro creati non sono 150 mila, bensì 200 mila e proprio questo ha allontanato per la prima volta seriamente l’attuale tasso di disoccupazione dalla soglia del 9%, intorno alla quale il mercato americano è inchiodato da un paio di anni.

In un anno molto difficile per l’economia occidentale, gli USA sono cresciuti dell’1,8%, che all’estero viene visto come un dato moderatamente positivo, mentre qui il risultato è considerato una mezza sconfitta e si pronostica il ritorno alla recessione.

In effetti, le stime sulla crescita del 2011 erano date intorno al 3,5-4%, ossia a ritmi doppi di quelli che poi si sono concretizzati e simili all’andamento ancora positivo dell’economia a fine 2010. Resta anche il fatto che risultano persi dal 2008 ad oggi 6,28 milioni di posti di lavoro.

E qualcosa sembra essersi inceppato e dall’inizio dello scorso anno la frenata del pil è stata evidente, per quanto mai drammatica. Tuttavia, c’è un’istituzione privata chiamata Ecri, che prevede il cosiddetto “double dip” o “ricaduta” nella recessione, tra circa sei mesi. Sulla base degli ultimi dati sul mercato del lavoro diremmo che questi dati potrebbero essere errati, ma negli ultimi 15 anni, Ecri le ha sempre azzeccate tutte.

C’è poi una questione che non va sottovalutata. I consumi privati sono deboli e la loro ripresa è la più bassa e lenta della storia americana. E l’economia degli USA è sostanzialmente basata su di essi, pertanto, senza un loro consistente rilancio sarà difficile prevedere una ripresa completa della crescita.

In ogni caso, su una cosa sembrerebbero concordare gli economisti: dopo questa fase, gli USA non saranno più una locomotiva per il resto del mondo. L’Europa è avvisata.

 

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Giuseppe Timpone