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Nord Corea, economia al collasso. Fratello Jong-un prevede fine stalinismo

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Giuseppe Timpone

La Corea del Nord è stata alla ribalta delle cronache mondiali nell’ultimo mese, visto che ricorrono trenta giorni esatti dalla morte del “Caro leader”, quel Kim Jong-il, che governava il Paese con il pugno di acciaio dal 1994, anno in cui aveva ereditato dal padre il potere. Adesso, con il figlio Kim Jong-un alla massima carica dello stato, siamo alla terza generazione dei Kim a guidare il Paese asiatico, in una situazione di totale isolamento internazionale e in uno stato pietosissimo dell’economia, con due milioni di persone morte per fame, solo limitandoci ai dati sotto l’era Jong-il. Un collasso che non sarebbe venuto meno anche negli ultimi mesi, tanto che un paio di contadini sono stati uccisi qualche settimana fa, mentre tentavano di attraversare da nord il confine con la Cina, per via della miseria nera, che riguarda particolarmente i villaggi settentrionali.

Ma le istituzioni coreane hanno la straordinaria capacità di concentrarsi su tutt’altro, che sui problemi urgentissimi della popolazione. Oltre alla nuova ondata repressiva, con la previsione di campi di “rieducazione” per sei mesi, per quanti non siano stati colti a piangere adeguatamente alla morte del “Caro leader”, quattro giorni fa pare che il nuovo presidente abbia fatto lanciare tre missili balistici, delle gittata di 120 km, in direzione del Giappone.

Secondo Seoul si tratterebbe di uno studio, per aumentare la capacità di lancio dei missili, tanto che il governo giapponese si è riunito per verificare quanto sta succedendo. E nessuna apertura al mondo da parte del giovane Jong-un, che ha affermato che non è prevista alcuna possibilità di dialogo con la Corea del Sud, fino a quando a Seoul ci sarà al potere Lee Myung Bak, reo di avere disertato la cerimonia funebre del padre e di avere impedito ai suoi concittadini di varcare il confine per commemorarne la scomparsa.

Tuttavia, in un’intervista raccolta da un reporter giapponese parla il fratellastro di Jong-un, Kim Jong-Nam, che sostiene come l’esercito abbia uno strapotere enorme in Corea del Nord, tanto da prevedere che se la successione non andrà a buon fine, saranno i militari ad esercitare tutto il potere nel Paese.

Allo stesso tempo, Jong-Nam ha dichiarato che l’economia nordcoreana sarebbe sull’orlo di un crollo, tanto che il fratello potrebbe essere costretto dai fatti ad adottare riforme, necessarie a salvaguardarla, rendendosi così necessario l’abbandono del modello staliniano.

 

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Giuseppe Timpone