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Romney contro tutti, Gingrich avanza nel South Carolina

Published by
Giuseppe Timpone

Fra tre giorni sapremo chi l’avrà spuntata anche nel terzo stato chiamato a scegliere il candidato del Partito Repubblicano da schierare a novembre contro Barack Obama per le presidenziali del Super-Tuesday. Tutti i sondaggi sono concordi nel ritenere che anche nel South Carolina, l’ex governatore del Massachussetts, Mitt Romney, la dovrebbe spuntare, dopo avere già vinto in Iowa e nel New Hampshire. Tuttavia, ciò che più interessa è qui il margine del vantaggio che sarà in grado eventualmente di ottenere sugli altri sfidanti, nonché se possa emergere un rivale diretto, che si avvantaggi in una ipotetica prosecuzione di una sfida a due.

Questo non sarebbe un dato secondario, perché proprio il risultato in South Carolina e in Florida sarà determinante per capire se Romney potrà tirare già un sospiro di sollievo e dedicarsi sin da subito alla battaglia contro Obama, oppure se dovrà fronteggiare i colpi di uno schieramento interno che si irrobustisce, concentrandosi su un unico candidato.

La destra del partito finora è stata svantaggiata dai troppi nomi che la rappresentano: Michele Bachmann, la paladina dei Tea Party, Rick Perry, l’evangelico governatore del Texas, Newt Gingrich, l’ex speaker cattolico e conservatore, Rick Santorum, l’ultra-cattolico italo-americano. Anche il texano Ron Paul sarebbe da inserire nella lista dei candidati della destra del GOP, anche se le sue posizioni libertarie vanno bene in economia, ma gli precludono il consenso tra i conservatori, quando, ad esempio, egli propone la liberalizzazione di tutte le droghe, cocaina inclusa.

Dopo il dibattito del lunedì sera, pare che Newt Gingrich, una vecchia volpe dei Repubblicani, abbia avanzato di alcuni punti, portandosi a un distacco di sei punti da Romney. Il risultato è stato ottenuto con attacchi duri contro il mormone, reo di non pubblicare la sua dichiarazione dei redditi, da cui si evincerebbe che egli pagherebbe l’aliquota minima del 15%.

La speranza di Gingrich non è tanto di battere Romney nel South Carolina, che se avvenisse riaprirebbe nei fatti la corsa per la nomination, quanto di aggregare attorno a sé il consenso dei Tea Party e di tutti gli altri candidati, in modo da potere almeno strappare la candidatura alla vice-presidenza.

 

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Giuseppe Timpone