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Senegal, scontro acceso tra Youssou N’dour e presidente Wabe

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Giuseppe Timpone

Si accende lo scontro politico in Senegal, in vista delle elezioni presidenziali del 26 febbraio prossimo. La Corte Costituzionale ha deciso, infatti, che il presidente uscente Abdoulaye Wade potrà candidarsi per un terzo mandato. La Costituzione vieta più di due mandati consecutivi, per effetto di una riforma voluta nel 2001 proprio da Wade. Tuttavia, l’uomo era salito al potere per la prima volta nel 2000, per cui la Corte ha considerato la riforma non retroattiva e il primo mandato sarebbe ricondotto al 2007, cioè al primo successivo all’entrata in vigore della riforma.

La decisione dei cinque giudici costituzionali ha scatenato le proteste delle opposizioni, già da tempo in lotta contro il potere considerato eccessivo di Wade. Il cantante Youssou N’dour, famoso soprattutto negli anni Novanta, per essere stato definito “la voce dell’Africa”, ha subito commentato contrariato la sentenza della Corte, ricordando come tutti i cinque giudici siano stati nominati proprio dal presidente uscente.

Ma il cantante ha un motivo ben più impellente per scatenarsi contro la Corte Costituzionale, che ha anche bocciato la sua candidatura per il mancato raggiungimento del numero minimo di firme da raccogliere. N’dour ha parlato dai microfoni di una TV privata di sua proprietà, invitando la società civile, l’Africa intera e la Comunità internazionale a ribellarsi contro una decisione politica che lo escluderebbe dalla corsa per le presidenziali per il timore di un suo successo. Il cantante e imprenditore senegalese ha anche parlato di “dittatura costituzionale” che starebbe spazzando via 52 anni di solida democrazia.

Per i prossimi giorni sono state indette manifestazioni di protesta da parte delle opposizioni. Già nei giorni scorsi erano esplose violenze, con gruppi violenti di piazza che avevano ucciso un poliziotto a colpi di pietra.

Nei mesi precedenti, in concomitanza con la cosiddetta “primavera araba”, anche in Senegal erano scese in piazza migliaia di giovani che chiedevano una politica più aperta alla società civile, contestando il modello di democrazia elitario. Il Paese, tuttavia, resta da decenni un esempio per l’intero continente africano, con una democrazia che tutto sommato funziona e una pace sociale relativamente molto forte.

C’è la sensazione che almeno una parte della popolazione chieda adesso un ulteriore passo in avanti nella direzione di una maggiore modernità delle istituzioni democratiche.

 

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Giuseppe Timpone