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Categorie: News

Sulle nostre tavole potrebbe arrivare presto il primo hamburger artificiale

Published by
Lucrezia Liuzza

La globalizzazione aumenta giorno dopo giorno anche in ambito culinario. Anche i paesi orientali, da sempre caratterizzati da pietanze particolari e uniche nel loro genere, stanno cedendo sempre più alla cucina occidentale. Non solo pizza e spaghetti ma anche locali made in USA come i fast food stanno iniziando a spuntare in ogni angolo del globo; in Italia addirittura grandi Maestri di cucina come Gualtiero Marchesi hanno ceduto all’idea di instaurare una collaborazione con McDonald’s – simbolo per eccellenza della cucina veloce.

Dalle stime redatte dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità, complici il continuo aumento della popolazione globale, nel 2050 consumeremo il doppio della carne rispetto ad oggi. Ecco quindi che, come succede nei diversi comparti di mercato, la domanda rischia di non poter soddisfare l’offerta.

A questo problema pare stia trovando una soluzione l’Università di Maastricht, in Olanda, dove si sta realizzando il primo hamburger “artificiale” ovvero prodotto in laboratorio. Mark Post, referente del gruppo di studio che segue questo ambizioso progetto, ha spiegato nel dettaglio le modalità di realizzazione: si inizia con alcune cellule staminali di suino che vengono alimentate con siero proveniente da un feto di cavallo e da queste poi si creeranno spontaneamente delle strisce di muscolo che verranno a loro volta fatte sviluppare su delle fasce in velcro; tutto questo processo è utile per far acquisire a queste ultime l’elasticità della normale carne. L’assenza di un importante componente, la mioglobina, fa sì che la carne prodotta abbia un colorito biancastro e manchi di consistenza ma pare che anche a questo problema verrà posto rimedio entro il prossimo autunno mescolando le strisce muscolari con sangue e con grasso artificiale.

Il vero punto di domanda rimane il gusto: la “carne in provetta”  infatti non ha ancora sapore e non si sa se somiglierà davvero alla carne a cui siamo abituati. A queste notizie il mondo si sta dividendo in due schieramenti: favorevoli e contrari.

A favore del progetto ci sono ovviamente gli animalisti, capeggiati dalla Peta – Associazione per il trattamento etico degli animali – che ha addirittura messo in palio un milione di dollari per chi riuscirà, entro la fine di quest’anno, a lanciare sul mercato un hamburger creato senza il bisogno di macellare un animale. Se così fosse, si dovrebbe supplire all’aumento della richiesta riducendo l’impatto ambientale che le fabbriche industriali producono.

Per i contrari, ovviamente, sono schierati tutti gli allevatori. Dagli inglesi capitanati da Helen Ferrier, facente parte dell’Unione nazionale degli allevatori inglesi, all’italianissima Coldiretti. Entrambi affermano che questa operazione, se andasse in porto, si ripercuoterebbe sull’economia del settore procurando non pochi danni e mettono in guardia sui rischi di tali esperimenti ricordando gli episodi legati alla tristemente famosa “mucca pazza”. Tutte le associazioni di allevatori urlano a gran voce affermando che l’allevamento e le carni naturali possono tranquillamente far fronte alla domanda dei consumatori.

Altro grosso problema è dato dai costi: questo primo prototipo, di soli 3 centimetri, è già costato circa 250mila euro e per poter avere un hamburger sono necessari all’incirca 3mila strisce di muscolo. Post ha però assicurato che in futuro, una volta che sarà stato dimostrato il principio, miglioreranno le tecniche di produzione e il costo sarà di conseguenza inferiore e intanto si infittisce il mistero sul donatore anonimo che ha finanziato il progetto.

In un mondo in cui la scienza fa sempre più da padrone, ci si dovrebbe effettivamente soffermare a pensare chiedendosi se davvero è il caso di rinunciare a tradizioni e sapori. O forse è invece opportuno cominciare a cambiare il modo di pensare alle nostre vite e alle nostre abitudini, anche quelle alimentari?

Cosa ci riserverà il futuro non ci è dato a saperlo, certo questi argomenti sanno affascinare e preoccupare in egual misura.

Published by
Lucrezia Liuzza