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Pomigliano e Mirafiori chiusi nel 2016? Per la Fiat è tutto falso

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Giuseppe Di Spirito

Corsa alla smentita circa una possibile chiusura degli stabilimenti di Mirafiori e Pomigliano da parte della Fiat. Prima il ministro del Lavoro Elsa Fornero, poi la stessa casa automobilistica hanno smentito il pezzo pubblicato stamane dal quotidiano online Affaritaliani.it, che partendo dalle ipotesi del giornale La Repubblica e pubblicando una slide “non ufficiale” fornita da una “fonte interna dello stabilimento di Pomigliano”, illustrava la roadmap del Lingotto fino al 2016, che si chiuderebbe con l’abbandono dei due siti, recanti nell’immagine una inquietante annotazione: “Closed”.

Su questa base, dalle stesse pagine era arrivato anche l’ennesimo attacco da parte del leader Fiom, Maurizio Landini, che aveva chiesto ancora la convocazione da parte del governo di un immediato tavolo di trattativa con sindacati ed azienda: “Non è accettabile che il più grande gruppo industriale italiano possa decidere di non investire più in Italia. E non si può rinunciare all’industria dell’auto”.

Ma nel tardo pomeriggio arriva la svolta: “Ho parlato con Sergio Marchionne e John Elkann. Ho avuto da entrambi la rassicurazione che le notizie di stampa circa la chiusura di stabilimenti in Italia sono destituite di fondamento” ha fatto dunque sapere la titolare del Welfare, ribadendo che il presidente e l’a.d. le hanno confermato gli impegni nel nostro Paese, rafforzati dall’operazione Chrysler. A pochi minuti dal comunicato del ministro Fornero, è giunta anche la secca replica della Fiat, che non si è limitata a smentire ma addirittura ha paventato possibili azioni legali a tutela della sua immagine “…in merito ad illeciti connessi alla diffusione di notizie o documenti falsi” e chiamando direttamente in causa il sito web e soprattutto la slide diffusa, rispetto alla quale si afferma nella nota che “non riflette in alcun modo nè i piani, nè le intenzioni di Fiat”.

Dal canto suo il sito Affari riferisce di aver contattato già in mattinata il Lingotto, ricevendo un “no comment”, mentre in serata la posizione è cambiata, trasformandosi in una smentita.

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Giuseppe Di Spirito