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Francia, da sinistra il vero pericolo per Hollande

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Giuseppe Timpone

Si chiama Jean-Luc Mélénchon, ha 60 anni e guida un partito della sinistra radicale e anti-capitalista, un pò come in Italia accade con Nichi Vendola e la sua Sel. Ex correttore di bozze e benzinaio, Mélénchon è stato anche ministro e membro del Partito Socialista, che lascerà in polemica contro una classe dirigente giudicata senza speranza, per dare vita a una formazione dai tratti ben riconoscibili e più vicina all’ortodossia marxista e leninista. Anche lui correrà per l’Eliseo il prossimo 22 aprile. Le chance di passare al secondo turno sono pressoché inesistenti, ma non per questo la sua campagna elettorale è inutile.

Quando ha iniziato questa corsa per le presidenziali era accreditato di un modesto 5% nei sondaggi, ossia in linea con i consensi da sempre raccolti dai candidati di volta in volta che rappresentano la gauche dura e pura. Adesso sarebbe salito all’11%, cioè a un soffio dal centrista François Bayorou e a circa cinque punti dalla candidata della destra radicale Marine Le Pen, data al 16%, sebbene potrebbe dare qualcosa di più.

Mélénchon punta a raccogliere i voti degli elettori della sinistra contraria al sistema capitalista e a capitalizzare il malcontento di larghi strati della popolazione contro questo modello dell’economia e dell’Europa. E’ euforico, quando nota che sia il candidato dei socialisti, François Hollande, che addirittura il presidente Nicolas Sarkozy lo starebbero rincorrendo sulle tematiche fiscali. La sua proposta sarebbe l’introduzione di 14 aliquote, in modo che i ricchi paghino davvero le tasse. E audite, audite: propone di tassare i redditi oltre il milione di euro al 75%. Si tratta dell’identica proposta improvvisata da Hollande in campagna elettorale, sebbene i più avveduti la considerano di quasi impossibile attuazione.

Secondo Mélénchon, questa idea non sarebbe, quindi, una trovata originale del socialista, ma l’avrebbe scopiazzata pari pari, al fine di prosciugare il consenso di cui sembra godere il suo rivale a sinistra. E persino Sarkozy con la sua idea di togliere la cittadinanza a chi evade il fisco avrebbe preso spunto dal suo programma, imperniato sul legame cittadinanza-tasse.

Difficile sapere se sia vero quanto afferma il candidato dell’estrema sinistra, ma quel che sappiamo con certezza è che i socialisti lo detestano da morire e lo definiscono a più riprese un “populista”. A destra, al contrario, malgrado la netta opposizione alle sue idee, sia gli elettori che i dirigenti dell’Ump lo stimano, perché avrebbe il coraggio delle sue idee e non si vergogna di portarle avanti, mentre considerano Hollande un candidato opportunista, un socialista vero travestito da moderato.

D’altronde, il motivo di tanta simpatia a destra non è difficile capire quale sia. L’avanzata nei sondaggi di Mélénchon corrisponde parimenti alla discesa di Hollande, che sebbene rimanga ancora in testa per il ballottaggio contro Sarkozy, al primo turno sarebbe alla pari con quest’ultimo. E proprio la fuga a sinistra potrebbe essere una delle ragioni di questo trend pericoloso, che potrebbe privare la gauche francese del sogno di un secondo presidente socialista all’Eliseo, dopo François Mitterand.

Sono molte le analogie con la politica italiana recente. Anche Oltralpe, infatti, il candidato della sinistra sta facendo una campagna per il voto utile sin dal primo turno; un modo per convincere gli elettori che votare Mélénchon significherebbe dare il voto a Sarkozy, visto che i consensi del primo vanno solo a discapito di quelli di Hollande e lo indebolirebbero anche in vista del ballottaggio.

Ma forse come altrove, questa musichetta sembra iniziare a non funzionare più. Hollande non entusiasma, è considerato un “molliccio” dalla sua stessa formazione politica, a tratti simile al candidato avversario. La sinistra transalpina, d’altronde, non si è mai piegata alla logica della ragion politica. Capitò anche nel 2002, quando malgrado le difficoltà dei socialisti, alla loro sinistra si presentarono diversi movimenti che si rifacevano al trotzkismo, una bizzarria ideologica, che costò all’allora premier e aspirante presidente Lionel Jospin il secondo posto, con l’arrivo al ballottaggio del leader del Fronte Nazionale, Jean-Marie Le Pen.

Lo scenario oggi non sembra affatto essere questo. Sempre stando ai sondaggi, invece, Hollande potrebbe persino vincere le presidenziali, interrompendo la carriera politica di Sarkozy dopo soli cinque anni di mandato. Ma sempre i sondaggi evidenziano una ripresa dell’attuale inquilino dell’Eliseo, che potrebbe proseguire con l’avvicinarsi del 22 aprile.

In sole due settimane, Hollande avrebbe perso tre punti percentuali nei consensi per il ballottaggio, mentre Sarkozy ne avrebbe guadagnati sia al primo che al secondo turno. E’ quanto riporta un sondaggio freschissimo di LH2 per Yahoo!, che vede il presidente attuale al 27,5% (+4,5%) contro il 30,5% (stabile) di Hollande al primo turno. Al ballottaggio, invece, Hollande manterrebbe un buon margine sullo sfidante, rispettivamente al 55% (-3%) e 45% (+3%).

Tuttavia, rispetto ai dati dell’ultima rilevazione del 4 marzo, è chiara la tendenza a un avvicinamento progressivo e veloce dei consensi di Sarkozy a quelli di Hollande. Manca poco più di un mese alle elezioni e c’è tutto il sospetto che i risultati finali saranno tutt’altro che scontati.

 

 

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Giuseppe Timpone