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Bonanni scombina il tavolo: “Articolo 18 da rivedere” Marcegaglia dice no e Monti prende tempo

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Giuseppe Di Spirito

Ormai è chiaro che non sarà semplice per il governo dei professori far digerire senza correzioni l’attuale bozza di riforma del mercato del lavoro, oggettivamente pasticciata in alcuni punti chiave. Dopo che già si era aperto il fuoco incrociato sulla Cgil ed i suoi “niet”, ora dal tavolo in corso arriva a sorpresa la dichiarazione di Raffaele Bonanni che spariglia di nuovo le carte: “Anche la Cisl vuole cambiare la norma sui licenziamenti economici… siamo pienamente d’accordo con Stefano Fassina. Vogliamo fare una riforma credibile sul modello tedesco”. Insomma la sparizione completa della possibilità di reintegro a fronte di pretese difficoltà economiche non va giù a molti più soggetti del previsto, ed è giusto che sia così di fronte alla possibile legittimazione di una menzogna, quella raccontata dall’imprenditore furbetto di turno che utilizzando lo spiraglio della nuova legge potrebbe liberarsi di qualunque lavoratore, anche per motivi realmente discriminatori.

Ma il premier Monti e il ministro Fornero non appaiono entusiasti della riapertura della questione, dopo che in uno slancio autoritario era stata dichiarata “chiusa” nella conferenza stampa di due giorni fa. Le indiscrezioni si susseguono incessanti, anche su Twitter dove qualcuno pubblica subito una dichiarazione del premier che avrebbe appena preso l’impegno a riformulare meglio la norma: “Abbiamo percepito una diffusa preoccupazione, su cui vorrei rassicurare tutti, che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato. Il governo si impegna affinché questo rischio non si verifichi perché è nostro dovere evitare discriminazioni con un minimo di attenzione alla stesura“.

L’incontro di oggi in teoria doveva solo occuparsi degli altri contenuti del pacchetto, come contratti ed ammortizzatori sociali, per presentarla poi in Consiglio dei Ministri già domani, ma il ritrovato asse sindacale sembra non dare molta scelta alla controparte, nonostante il rumoreggiare di Emma Marcegaglia che bolla come “inaccettabile” qualsiasi indebolimento del testo attuale, minacciando addirittura di abbandonare il tavolo. Da 48 ore La politica è in fermento, con il segretario del Pd Pierluigi Bersani che ieri ha mandato un chiaro altolà al premier, dalla trasmissione di Bruno Vespa: “Con noi si ragiona, non ci si può dire prendere o lasciare…” subito rintuzzato da Angelino Alfano che non ha trovato di meglio che fare una battuta sul “…vincere le elezioni per fare le cose che si vogliono” ma difeso da Pier Ferdinando Casini che ha invitato a portare “rispetto” al “travaglio interiore” dei democratici. Intanto nelle fabbriche già oggi sorgono moti spontanei di protesta e blocchi, nelle zone di Torino e Pisa, mentre arriva anche la posizione della Cei, che è intervenuta in modo deciso tramite Monsignor Bregantini, scrivendo che il lavoratore “non è una merce. Non è un prodotto da dismettere per motivi di bilancio”.

Ancora non si conosce come il governo ufficializzerà la cosa, se per decreto (rischiando così lo scontro frontale con il Partito Democratico) o legge delega, che appare più probabile, anche se il ministro Giarda fa sapere che nulla è stato ancora deciso.

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Giuseppe Di Spirito