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Altre tasse in arrivo, da Rc Auto a case in affitto. Ecco le novità

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Giuseppe Timpone

Tasse, tasse e ancora tasse. Il governo Monti ha già perso l’accostamento con Margaret Thatcher, che la stampa inglese gli aveva concesso, quale riconoscimento del suo tasso di riformismo sfoggiato nelle prime settimane dall’insediamento. La resa sull’articolo 18, che rimane pressoché invariato rispetto alla situazione odierna, ha fatto cambiare idea ai giornali anglofoni, il cui innamoramento verso il nostro premier si sta via via esaurendo. Ma la riforma del mercato del lavoro comporterà lo stesso alcuni cambiamenti, specie con l’introduzione dei nuovi ammortizzatori sociali, che a fronte di una maggiore flessibilità in uscita (quale?), dovrebbero coprire di più e meglio la platea dei lavoratori dipendenti italiani.

E le cifre del governo parlano chiaro. Il nuovo sistema di protezione costerà 1,7 miliardi nel 2013, 2,9 miliardi nel 2014, 2,5 miliardi nel 2015 e poi dovrebbe stabilizzarsi intorno ai 2,2 miliardi.

Rispetto a un bilancio, in cui le spese ammontano intorno a 800 miliardi di euro, non sarebbero una roba insormontabile, anche perché ci sarebbero certamente molte voci di spesa a cui attingere, facendo risparmiare quattrini al contribuente (i costi della politica?). Ma in Italia è più facile fare altre spese che tagliare quelle di prima, per cui i due terzi dell’ammontare necessario per la riforma saranno ottenuti da nuovi aumenti di tasse, che avverranno attraverso la modalità subdola della minore deducibilità di determinate voci di spesa dei contribuenti. In altri termini, non saranno, in generale, introdotte nuove tasse o aumentate le aliquote, come è avvenuto con l’Imu, ma semplicemente si aumenterà la base imponibile, facendo gravare le stesse aliquote su un reddito più ampio da calcolare.

La prima vittima di questa nuova ondata di repressione fiscale saranno i proprietari di abitazioni in affitto. Fino ad oggi, coloro che non si sono avvalsi della cedolare secca (21% o 19% sul reddito da locazione), hanno dovuto calcolare l’imposta da versare allo stato, applicando le aliquote Irpef al reddito da locazione, quest’ultimo, però, abbattuto forfettariamente del 15%. Adesso, l’abbattimento sarà solo del 5%. Detto in altri termini, le tasse si pagheranno sul 10% in più di reddito. Esempio: affitto una casa a 500 euro al mese (6000 euro all’anno). Pago le aliquote Irpef su 6000 x 0,85 = 5100 euro. Con la nuova previsione del governo, le imposte saranno dovute su 6000 x 0,95 = 5700 euro, cioè su 600 euro in più. Ovviamente, l’aggravio dipende dallo scaglione di reddito in cui si trova e potrebbe arrivare nel caso specifico a 0,43 x 600 = 258 euro (addizionali escluse).

Rc Auto. Ogni anno il contribuente ha diritto alla deduzione della tassa per il servizio sanitario nazionale, pari al 10,5% sulle Rc Auto. Ora, questa deduzione sarà cancellata, qualora fosse inferiore ai 40 euro. Pertanto, poiché 40 euro sono il 10,5% di 380,95 euro, è a partire da questo importo dell’Rc Auto che si potrà iniziare a dedurre la tassa al 10,5%.

Tassa sui biglietti aerei. L’incremento sarà di due euro su ciascun imbarco da qualsiasi aeroporto italiano. In teoria, saranno i comuni ad applicare una maggiore addizionale, a beneficio delle proprie casse.

Stretta sulle auto aziendali. La deducibilità dei costi scende dal 40% al 27,5%, anche se l’auto è usufruita da un libero professionista a livello individuale, per motivi di lavoro. E la deducibilità del costo scende dal 90% al 70% anche per le auto che sono concesse ad uso promiscuo da un’azienda, in favore dei propri dipendenti.

Quanto al capitolo tagli, si tratta di cifre ridicole, con 72 milioni di risparmi richiesti all’Inps per l’organizzazione dei propri uffici, 18 milioni all’Inail e 10 milioni all’anno ai Monopoli di Stato, oltre a qualche altra sforbiciata qua e là.

Evidenti le ragioni della protesta di Confedilizia, che si trova ad affrontare una crisi per il settore edile, che rischia di trasformarsi in strutturale, visto l’accanimento che il governo sta mostrando di avere nei confronti dei beni immobili. Questi diventano sempre meno appetibili e già sono stati colpiti con il decreto di dicembre dall’Imu, ossia dalla reintroduzione dell’ICI sulla prima casa, dalla stangata sulla seconda, dalla tassazione anche degli immobili a uso agricolo, oltre che dalla rivalutazione dei valori catastali, che portano dritti a un’esplosione fiscale su milioni di abitazioni italiane.

Non è un caso che su questo fronte, forse svegliatosi per l’arrivo della primavera, il segretario del PDL, Angelino Alfano, abbia annunciato che il suo partito si confronterà con l’esecutivo, al fine di battersi per la rateizzazione dell’Imu e per rendere chiaro che tale tassazione debba essere solo temporanea.

Ma il premier Monti lo aveva ammesso qualche giorno fa, quando aveva affermato che sulle tasse era stato un pò rozzo, riferendosi alla raffica degli aumenti introdotti dal suo governo, ma aveva difeso la scelta, sostenendo che “meglio più tasse, che fare la fine della Grecia”. Qualcuno dica al Professore che la fine della Grecia per l’Italia è già segnata, visto che persino i suoi fan d’Oltreoceano hanno eccepito che con questi aumenti di imposte, il debito italiano rischi di crescere in rapporto al pil, anziché diminuire, per via della contrazione dell’economia. Da Margaret Thatcher, Mario Monti si è trasformato in Mao Tze-Tung.

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Giuseppe Timpone