Oggi+finiamo+di+mangiare+pesce+italiano+e+cominciamo+ad+importarlo
blogliveit
/2012/04/21/oggi-finiamo-di-mangiare-pesce-italiano-e-cominciamo-ad-importarlo/amp/

Oggi finiamo di mangiare pesce italiano e cominciamo ad importarlo

Published by
Giuseppe Di Spirito

Oggi, 21 aprile 2012, viene proclamato il “fish dependence day”, il “giorno della dipendenza dal pesce” per l’Italia. Sembra una specie di barzelletta e invece è una cosa piuttosto seria, perchè secondo uno studio pubblicato dalla New economics foundation e da Ocean2012 risulta che da oggi il nostro Paese non è più in grado di soddisfare alla domanda interna di prodotti ittici, e sarà costretto ad importarli dall’estero. Più precisamente, secondo i dati disponibili, in data odierna gli italiani avrebbero già consumato tutto il pesce nostrano disponibile per quest’anno, e siamo appena ad Aprile.

Il documento (denominato proprio “Fish Dependence“) spiega come il nostro Paese produca appena il 30% del quantitativo di pesce necessario a sfamare gli appetiti dei suoi abitanti, al di sotto quindi della capacità di molti altri Paesi, e della media dell’Unione Europea che è 51%.

Ma anche altri Stati sono vicini a questo valore: il Portogallo produce il 24%, la Spagna il 39% e la Francia il 38%, fattori che determineranno il posticipo del “fish dependence day” per l’intera Europa, che risulta previsto per il 6 luglio. La brutta notizia è che l’Italia sta producendo sempre meno prodotti ittici, passando negli ultimi 5 anni dal 34% al 30,2% odierno, causando di conseguenza un anticipo del fatidico giorno di circa un mese. Al contrario la domanda interna di tutti gli Stati cresce in continuazione, avendo tra i maggiori consumatori proprio i portoghesi, mentre nel resto della Ue il consumo è quasi raddoppiato negli ultimi 50 anni, un dato che vede l’Italia perfettamente allineata alla media, con il 108% di incremento.

Il commento di Aniol Esteban, rappresentante dei due istituti che hanno prodotto lo studio, è oltremodo preoccupante: ”L’Ue ha una delle piu’ grandi e ricche aree di pesca al mondo ma non gestisce in modo responsabile questa ricchezza. Stiamo perdendo ogni anno milioni di euro e migliaia di posti di lavoro continuando a permettere che la pesca eccessiva persista”.

Published by
Giuseppe Di Spirito