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Categorie: Cultura

Pitbull: "Gli artisti siano imprenditori di se' stessi"

Published by
Valentina Esposito

Si avete capito bene, a disperdere queste pillole di saggezza è proprio lui: l’artefice del tormentone dance di qualche anno fa “I Know you want me” e il cantante con cui tutte le dive e i divi dalla fama consumata desiderano cantare per essere forti. Stiamo parlando proprio di Armando Christian Pèrez, noto al grande pubblico come Pitbull.

In occasione di un’intervista durante la Billboard Latin Music Conference di Miami, il cantante ha dispensato consigli a tutti coloro che entrano a far parte dello show biz della musica, ammonendoli di essere indipendenti e investitori della propria arte e immagine da soli. E’ così che il cantante ha costruito un legame tra la sua produzione artistica e interessi finanziari in marche come Voli Vodka, Pepsi e Kodak.

“Dimenticatevi degli altri. Siete voi a dovervi procurare il denaro e a dovere investire in voi stessi. Nessuno può garantirvi lo stesso ritorno sull’investimento”, ha detto Pitbull rivolgendosi alla nuova generazione di artisti. Insomma non è certo un tipo facile, ma senza dubbio ha quel senso degli affari che aveva già contraddistinto i rapper americani come Jay Z, Snoop Dogg e Pharrel per citare alcuni che guadagnano non solo con la musica, ma anche con la loro immagine attraverso diverse forme di business. E proprio su questo batte il cantante ispano-americano che ha sottolineato quanto il 90% della musica sia business e il 10% talento. Confessa infatti di non possedere alcun talento geniale, ma semplicemente di essersi fatto strada con quelle poche capacità che aveva, applicandole alle regole del music business: una considerazione amara la sua, ma che svela come arrivino alla ribalta spesso artisti dal talento improbabile.

Insomma a Pitbull piace definire lui le regole del suo business, senza cedere ai compromessi di quelle industrie discografiche che vogliono decidere la forma e la sostanza del prodotto: ha anche raccontato infatti proprio della sua esperienza concreta, di quando gli dicevano di essere troppo hip-hop per il pubblico latino e troppo latino per l’hip-hop e lui ha risposto a queste etichettature così: Ho voluto dimenticarmi dei riconoscimenti della politica, dell’industria, di tutto quanto. La gente a cui mi rivolgo parla proprio come me, sono un ponte”.

Per quanto il cantante rientri bene nel meccanismo commerciale del music business, c’è sicuramente da ammirare il suo spirito imprenditoriale e indipendente di decidere da solo come essere appetibile per il mercato.

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Valentina Esposito