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Beppe Grillo e i partiti zombie, sinistra nel panico

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Giuseppe Timpone

Quando manca una settimana al primo turno delle elezioni amministrative, l’Italia che si presenta al suo primo test dopo la caduta del governo Berlusconi a novembre è tutt’altro che comprensibile e affoga nel caos, oltre che nella crisi finanziaria, economica, sociale e non ultima, politico-istituzionale. Queste elezioni saranno forse ricordate come quelle in cui si andrà a spulciare per prima cosa il risultato che avrà ottenuto il comico genovese Beppe Grillo, che si presenterà un pò ovunque con il suo Movimento a 5 Stelle. Non si tratta certamente di un debutto, visto che l’M5S vanta già 130 consiglieri comunali in tutta Italia. Ma con il vento in poppa dell’anti-politica, stavolta Grillo potrebbe davvero fare il botto.

Di certo la sua scarsa presenza sui media tradizionali non rende sin da subito comparabili le percentuali che otterrà tra pochi giorni con quelle che avranno ottenuti i partiti tradizionali. C’è poi il rischio opposto di ingigantire in ogni caso ciò che i “grillini” porteranno a casa, ma non c’è dubbio che essi rappresentino, nel bene o nel male, l’unico elemento di novità in uno scenario politico davvero disarmante e caratterizzato dal nulla post-berlusconiano.

Sia il centro-destra che la sinistra sono un cantiere ancora di incipiente costruzione. Anzi, a dirla tutta, i lavori non sono nemmeno iniziati e come è nella più italica tradizione, la data della loro consegna potrebbe ancora una volta essere procrastinata sine die e senza che alla fine si abbia un risultato del tutto definitivo. Il PD è alle prese con il capitolo alleanze e se da un lato troverebbe necessaria un’intesa per le politiche del 2013 con Sinistra e Libertà e l’Idv di Antonio Di Pietro, dall’altro rimane pur sempre una coalizione non in grado di governare il Paese, anche se potrebbe vincere le elezioni. E la probabilità di presentarsi al voto alleati con i centristi oggi come oggi rasenta lo zero.

Dall’altra parte, il PDL vive la fase peggiore in termini di consensi e di prospettive politiche dal 1994. La Lega Nord, suo ex unico alleato, è nei fatti un partito fuori gioco, oltre che in crisi di consensi, dopo gli scandali che hanno travolto i dirigenti del Carroccio. L’UDC vive nell’eterno attendismo, al fine di capitalizzare al massimo le sue ambiguità di partito che guarda a destra e a sinistra e che, infine, decide sulla base della pura convenienza di potere. Le frizioni interne al partito dell’ex premier, poi, non creano mai i presupposti per una soluzione facile al quesito delle alleanze.

E così, mentre i segretari di tutti i partiti tentano disperatamente di sottrarsi dalla morsa dell’anti-politica, che sta travolgendo tutto ciò che incontra sulla sua strada, istituzioni comprese, Grillo riempie le piazze ovunque vada in un clima di ambigua confusione tra il suo ruolo di attore comico, cabarettista e quello nuovo di leader politico.

Non sappiamo se le migliaia di persone che si sono accalcate in questi ultimi giorni nelle piazze di Novara, Varese, Budrio lo abbiano fatto più per curiosità che per convinzione politica. Anche perché sapere cosa pensi l’M5S sulle varie questioni nazionali è impresa assai ardua e forse impossibile. Probabilmente le folle sono attratte sia dall’uno che dall’altro aspetto, ma in tempi di assoluta distanza dai partiti, considerati soggetti per nulla credibili agli occhi degli elettori, tutto ciò dovrebbe più che bastare per mettere nel panico chi già oggi sta in Parlamento.

A soffrire maggiormente di questa fase è soprattutto la sinistra, che si vede minacciata su due fronti: quello in prospettiva delle politiche del 2013 e sulle amministrative della prossima settimana.

A Budrio, grosso comune alle porte di Bologna, 62 mila abitanti, ha sempre governato la sinistra. Siamo nel pieno della zona rossa, dove Grillo è riuscito a portare in piazza parecchia gente e da dove ha attaccato pesantemente il presidente Napolitano e tutti i partiti, ma specie la sinistra. Il primo è stato definito “presidente dei partiti”, mentre il premier Monti è stato smontato, sottolineando come egli sia stato consulente di Cirino Pomicino, ai tempi in cui il debito pubblico aumentò del 50% e la spesa del 45%. Il tutto è stato scandito davanti a 2 mila persone.

Ora, è proprio questo che dovrebbe fare interrogare tutti gli altri partiti in Parlamento. In una realtà di medie dimensioni, come quella di Budrio, anche mettendo insieme tutto l’arco parlamentare non si riuscirebbe a portare in piazza qualche migliaio di persone in un momento come questo. Grillo ce la fa.

Non è un caso che interpellato sull’anti-politica, la risposta più convincente sia provenuta dal segretario del PDL, Angelino Alfano, il quale ha rimarcato come sia inutile prendersela con Grillo, addossandogli la responsabilità di seminare un sentimento di odio contro i partiti, perché la vera anti-politica è la cattiva politica.

E sempre ieri, su “Il Giornale”, era intervenuto Vittorio Feltri, il quale aveva invitato i partiti politici a sparare di meno contro Grillo e a lavarsi la faccia, dopo il marciume quotidiano che emerge dalle loro stanze.

 

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Giuseppe Timpone