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Dopo elezioni, Monti rischia di non cadere

Published by
Giuseppe Timpone

E adesso? Se parlare di terremoto politico sarebbe di cattivo gusto, dopo le sofferenze patite dalle popolazioni emiliane, possiamo prendere a prestito il termine “tsunami”, per descrivere la situazione di crollo verticale della Seconda Repubblica. Il PDL non esiste più, la Lega è un partito allo sbando e senza voti, il Terzo Polo è stato abortito, mentre l’UDC è alla ricerca maniacale della linea dorotea a tutti i costi, che ha già dissipato il potenziale di successo del partito; a sinistra, l’Idv è in crisi e azzecca solo Palermo con Orlando, ma qui è un caso più personale, un Tosi per la Lega a Verona. Il PD vince in molte realtà e avanza, ma specie con i candidati in prestito, quelli di Sel e dell’Idv, ma quasi mai centra una partita importante con uomini propri. In sintesi: il governo Monti è sostenuto da forze in estrema crisi di consenso, che nulla ha a che fare con una disgraziata congiuntura politico-sociale. La maggioranza in Parlamento esce battuta, sconfitta a tutti i livelli, umiliata, contestata e ridicolizzata.

Ma è ovvio che non tutti stanno male allo stesso modo. I peggio messi sono quelli del PDL, che ieri hanno potuto permettersi persino il lusso di non comparire alla stampa, tanto scontato e umiliante sarebbe stato per loro il disastro elettorale.

Già oggi, il presidente Berlusconi riunirà lo stato maggiore del partito e c’è da giurarci che voleranno gli stracci. Si vocifera che Daniela Santanché chiederà all’ex premier di andare allo scontro con il governo e la sua voce è da almeno due anni la più ascoltata in via dell’Umiltà. Tuttavia, sono per tenere moribondo, ma in vita, il governo i seguaci di Pisanu e Scajola, oltre ad ex ministri di peso, come Franco Frattini e Mariastella Gelmini. Nettamente contro Monti sono gli ex An, con l’eccezione del sindaco capitolino Gianni Alemanno, Brunetta, Sacconi, Martino e Crosetto. Quest’ultimo ha già invocato l’abbandono del governo da parte del PDL. Insomma, non sarà proprio una passeggiata, anche perché lo squagliamento elettorale del partito sta andando tutto a favore e inaspettatamente di Beppe Grillo, che dimostra di interpretare quei sentimenti viscerali e anti-governativi anche dell’elettorato moderato, il quale a dispetto dei Pisanu, in questa fase è tutt’altro che moderatamente arrabbiato.

E allora? Nessuno staccherà la spina e per un semplice fatto. Non essendoci alternativa, si dovrebbe andare al voto nel primo autunno e il centro-destra non sarebbe pronto alle elezioni. E così, per mesi dovremmo sorbirci un Alfano insoddisfatto di Monti, un PDL che abbaia e non morde, tasse in arrivo e voci di protesta, ma nulla di più.

Nemmeno il PD toglierà la fiducia all’esecutivo e per un motivo altrettanto semplice. Bersani & Co sanno che non hanno vinto le elezioni, ma sono stati in grado solo di resistere allo sfarinamento. Inoltre, ammesso che avvertano la vittoria alle politiche, ma per governare con chi? Con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro? Evidentemente, non andrebbero lontani.

Inoltre, lo stesso PD avverte che la sua vittoria in ampie realtà è avvenuta con la faccia degli altri e togliendo il sostegno a Monti, il partito taglierebbe i ponti con i centristi, che del premier sono fan entusiasti.

Ma allora Monti e il suo governo sono più deboli o più forti oggi? Senza alcun’ombra di dubbio, il governo oggi è debolissimo, esce sconfitto indirettamente dalle urne e con risultati eclatanti. Tuttavia, ciò non si tradurrà in un’immediata crisi, che semmai arriverebbe non prima di novembre, quando inizierà il semestre bianco e il presidente Napolitano sarà costretto a portare avanti il governo fino alla scadenza naturale della legislatura.

Il guaio per l’Italia sarà tutto qua. Ci aspettano diversi mesi di paralisi politico-istituzionale, in cui i partiti faranno finta di volere tagliare i costi della politica, di rivedere il sistema dei rimborsi elettorali, di modificare la legge elettorale e di fare pulizia, passando anche dal taglio del numero dei parlamentari, dall’eliminazione delle province, etc.

Sarà un’ovvia farsa, di cui gli italiani si sono accorti da tempo. Le riforme minime ad assicurare un maggiore decoro istituzionale e politico non saranno nemmeno lontanamente affrontate. Si perderà tempo, il Paese sprofonderà ancora di più nella crisi più nera, sarà attraversato da proteste di massa e da una sfiducia crescente tra i cittadini. Torneremo a votare tra poco meno di un anno e buona parte degli elettori diserterà le urne.

Questo è lo scenario logico e fin troppo prevedibile che ci attende. Da qui ad allora, Monti colpirà il Paese con nuove tasse e balzelli, lasciando inalterati gli sprechi enormi della Pubblica Amministrazione. Fingerà di spronare la Merkel a varare misure di crescita in Europa, ma la sostanza è che dovremmo sorbirci un aumento della pressione fiscale a livelli ancora più record.

E’ bene che ce ne ricordassimo senza farci infinocchiare troppo dalle sirene politiche, quando saremo chiamati a rinnovare Camera e Senato. Fin troppo facile sostenere l’insostenibile e presentarsi brillanti e sorridenti. A destra e a sinistra!

 

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Giuseppe Timpone