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Categorie: Cultura News

20 anni senza Audrey Hepburn

Published by
Enrica Raia

Era il 20 gennaio 1993 quando la Hepburn uscì per sempre di scena, vinta da un male silenzioso. Ma qualcosa di lei è rimasto per sempre. Perché se è vero che l’eleganza non passa mai di moda, Audrey Hebpurn rappresenta ancora oggi un’icona insuperabile di stile e grazia, a cui le donne moderne devono ispirarsi.

La sua bellezza, così sobria e a dir poco inconsueta, riuscì ad imporsi nella Hollywood anni ’50 dominata dal modello sexy di Marilyn Monroe, tutta curve e capelli biondo platino. Lei, Audrey, era diversa. Bruna, corpo esile, da ballerina, occhi da cerbiatto, e quel sorriso disarmante che amava indossare come si farebbe con un qualsiasi accessorio.

Vent’anni senza Audrey Hepburn, ma sembra passata un’eternità. Perché a voglia a trovare nelle nuove generazioni la sua erede; la verità è che attrici, ma soprattutto donne, come lei nascono una volta ogni cent’anni.  E no. Non si può imparare ad “Essere Audrey”, devi nascerci.  Nessuna, oggi, può indossare come lei un semplice e insignificante tubino nero e diventare mito eterno nel giro di una sola sequenza cinematografica. Holly che all’alba scende da un taxi e cammina sulla fifth avenue con una tazza fumante di caffè in una mano, e una brioche nell’altra; col volto  seminascosto da un grosso paio di occhiali neri Chanel, mentre guarda ammirata le scintillanti vetrine di Tiffany. E’ la prima scena de cult di Blake Edwards Colazione da Tiffany, il film che con ogni probabilità l’ha resa una leggenda per le generazioni future, e in un ruolo – quello della prostituta in conflitto tra l’essere e l’apparire che rinuncia all’amore per vivere nel lusso con i soldi dei propri clienti -, che se fosse dipeso dall’autore dell’omonimo romanzo, Truman Capote, sarebbe andato alla Monroe. Il destino ha voluto fosse Audrey ad interpretare Holly Golightly, e con lei l’attrice riuscì finalmente a liberarsi dallo stereotipo acqua e sapone di film quali Vacanze Romane, Sabrina, Storia di una monaca, Cenerentola a Parigi, incarnando invece una donna forte, indipendente, libera da ogni tabù, ma estremamente fragile. La donna che tutte vorremmo essere e che tutti gli uomini vorrebbero amare.  A distanza di cinquant’anni dal film, l’irresistibile Holly è onnipresente tra poster, borse, portachiavi e oggetti più disparati. E’ il prezzo della celebrità, direbbe qualcuno. Lei, riservata com’era, non avrebbe sicuramente gradito che il suo viso fosse riprodotto su ogni dove, né che di lei si parlasse quasi esclusivamente in termini di make up perfetto e outfit chic anche con pochi euro. Come se Audrey Hepburn fosse solo trucco nude, tubino nero, pantaloni capri, ballerine e leggins, dimenticando che invece è stata un’attrice di grande talento, in grado di raggiungere le vette più alte della cinematografia mondiale partendo da zero. La terza attrice più grande di sempre secondo l’American Film Institute.

Oltre il cinema, il glamour e la moda, Audrey Hepburn è stata una donna con cuore e un’anima, una donna che negli ultimi anni di vita ha lasciato Hollywood per dedicarsi ai più bisognosi, diventando ambasciatrice Unicef. Un esempio per tutti di bontà, altruismo e generosità. E forse è questa l’unica vera eredità che ci ha lasciato, e che vent’anni dopo vale la pena di ricordare, oggi.

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Enrica Raia