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Categorie: Lifestyle News

Tante maschere senza personalità, a Carnevale (e non solo) trionfa lo stereotipo

Published by
Serena Bonamassa

Biancaneve, Cenerentola, la Bella Addormentata: il prototipo della principessa curata, ben vestita e con aria sognante era il modello per ogni bambina-adolescente che approfittava del Carnevale per diventare un personaggio da favola.

Il mondo Disney, quello dei cartoon e dei fumetti erano i luoghi ideali in cui rifugiarsi per un giorno, con maschere scelte con cura che facevano celebrare un rito – quello del travestimento – al confine tra realtà e fantasia. Discutibile o meno, in quel travestimento c’era spensieratezza, la ricerca di un sogno, la sana ingenuità di quell’età.

Ma i tempi cambiano e anche i modelli in cui immedesimarsi non sono ovviamente più gli stessi. Oggi sono principalmente la musica e i social media la fonte di ispirazione per i travestimenti da sfoggiare durante la festa più scherzosa dell’anno. Bruciare le tappe, inseguire il successo, imitare le pop star del momento, in tutto e per tutto: la maschera diventa lo strumento per sembrare più grandi, già donne.

Banditi quindi i costumi di una volta, il must è diventato travestirsi da celebrity. Un outfit che si costruisce guardando immagini di concerti, performance in cui le star della musica fanno “tendenza”, ai limiti talvolta della decenza. Non è difficile capire di chi parliamo: Miley Cyrus la cantante stanunitense che – abbandonati i panni di Hannah Montana – è diventata una delle pop star più chiacchierate. Prima protagonista acqua e sapone della serie Disney poi diva del palcoscenico pronta a padroneggiare il suo corpo come uno strumento. È suo il “costume” più ambito del momento: body grigio, ciuffo biondo e due piccoli chignon bastano per imitare Miley.

Ma non solo: vince anche il total black alla Rihanna, con un unico tocco di colore su unghie e labbra o Lady Gaga con una lunga chioma rigorosamente bionda e liscia.

E se la maschera – come rivela l’etimologia della parola- significa personalità, carattere,travestirsi implica la ricerca di un altro sè. Quello più nascosto, quello che vorremmo essere.

Tante piccole pop star crescono, quindi? Più che altro cresce un effetto emulazione se il travestimento tra omologazione, poca originalità e fantasia poco ha a che vedere con le maschere.
Allora c’è da chiedersi se quella che dovrebbe essere un’eccezione – indossare una maschera – sia diventata la normalità. Basta guardarsi attorno per vedere che le adolescenti che imitano personaggi discutibili del jet-set ci sono già. Non solo a Carnevale.

Published by
Serena Bonamassa