Durante la scorsa notte, Telefonica – compagnia telefonica spagnola – ha chiuso l’accordo che le permetterà di salire dal 46% al 66% di Telco, società che controlla la nostra Telecom, con un aumento di capitale di 323 milioni di euro.
Le società italiane già azioniste della compagnia – Intesa San Paolo, Generali e Mediobanca – hanno manifestato l’intenzione a concludere i rapporti con Telecom. Intanto, intercettato al convegno “In principio è la Rete”, l’amministratore delegato di Telecom – Marco Patuano – ha tranquillizzato i dipendenti: «Non sono intenzionato a licenziare nessuno, ma c’è bisogno di un piano sostenibile nel lungo periodo con regole pro competitive e pro investimenti».
Ad ogni modo, ieri è stata una giornata di discussione e polemiche sullo scorporo della rete delle telecomunicazioni, ponendo l’attenzione sugli investimenti che, sia Telecom che Telefonica – ricoperti di debiti – avranno difficoltà a sostenere.
«Se Telecom non propone lo scorporo come iniziativa volontaria – afferma il commissario dell’Agcom, Antonio Preto – forse dovremmo avviare i dovuti approfondimenti per accertare la sussistenza delle condizioni per imporlo come rimedio a garanzia della parità di accesso». Non tarda la replica del vice ministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà, che crede sia «troppo difficile imporre a Telecom Italia uno scorporo della rete».