Oggi – 25 settembre – ricorre il decimo anniversario della morte di Franco Modigliani. Paul Samuelson ha scritto che, nel corso di tutta la sua vita, Franco Modigliani “never did really leave Italy”, sebbene egli sia stato una delle vittime più illustri del regime fascista e delle persecuzioni razziali, Modigliani, “a mind never at rest”, non ha mai fatto mancare al suo paese di origine l’apporto originale delle sue riflessioni teoriche e delle sue analisi dei principali problemi economici e sociali.
Il rapporto scientifico e intellettuale che Modigliani ebbe con l’Italia riguardò i molteplici aspetti della sua professione di economista, professore, consigliere economico, opinionista.
A partire dagli anni sessanta Franco Modigliani diede inizio ad un’intensa attività di consulenza e collaborazione editoriale con organi di stampa, centri di ricerca, uffici studi di imprese, istituti bancari, associazioni sindacali o di categoria. L’Italia – hanno scritto Tommaso e Fiorella Padoa-Schioppa – divenne “un terreno di rielaborazione e verifica della sua stessa concezione del ruolo dell’economista nella società moderna”. Responsabile per molti anni, insieme a Bruno Visentini e a Beniamino Andreatta, di una fortunata rubrica settimanale sul Corriere della Sera, “L’Osservatorio”, acquisì ben presto l’etichetta di “coscienza critica” del paese in campo economico.
La partecipazione continua al dibattito sui grandi problemi dell’economia italiana è stata caratterizzata dall’ampiezza degli orizzonti e delle soluzioni, dalla comprensibilità espositiva e la lungimiranza delle denunce.