Mentre in occidente buttiamo via il cibo per una cifra pari all’ 1% del Pil, ben 18 miliardi e mezzo di cibo che finiscono ancora intatte dal nostro frigorifero nel cestino della spazzatura (magari nemmeno nel contenitore dell’umido…), ottocentoquarantadue milioni per persone nel mondo devono combattere per un piatto di minestra calda al giorno o una zuppa di cereali.
Senza cibo si muore. E la mancanza degli elementi necessari allo sviluppo psicofisico rendono particolarmente difficili anche lo sviluppo e la crescita dei bambini. Influenzando in questo mondo anche la disponibilità di intelligenze e capacità che potrebbero aiutare i Paese ad uscire dalla situazione di estrema povertà che attraversano adesso.
Quello si butta è prevalentemente verdura (23%), carne (21%), frutta (19%) e cereali (18%) come riportato sul sito de La Repubblica. E bisogna anche aggiungere che la perdita di cibo non è solo un problema umanitario di fronte all’altissimo tasso di persone denutrite del mondo. Ma è anche un problema ambientale. Infatti lo spreco di cibo causa un’immissione nell’aria di Co2 pari a oltre tre miliardi di tonnellate.
La Fao sottolinea come sia ancora possibile raggiungere l’obiettivo di dimezzare il numero di persone denutrite nel mondo, attualmente pari ad una persona su otto (una su cinque in Africa) entro il duemilaquindici, non senza sforzi supplementari da parte di tutta la comunità internazionale. Investendo maggiormente in agricoltura.
In questa situazione, Andrea Segrè, presidente di Last Minute Market, sottolinea come in Italia lo spreco domestico ha raggiunto livelli altissimi. Sprecando enormi risorse di cibo, pari all’ 1% del prodotto interno lordo. È bene sottolineare, tuttavia, come negli ultimi tempi, la sensibilità dei cittadini verso questo tema sia sensibilmente aumentata. Infatti sembra esserci una sempre maggiore richiesta su come evitare gli sprechi.
La Fao ha redatto un manuale di consigli (Toolkit), in cui fornisce dei consigli per evitare gli sprechi e aiutare i consumatori nell’essere più oculati. . Il primo è ovviamente non buttare il cibo. Altro suggerimento è quello di “riusare il cibo all’interno della catena umana alimentare”, questo si può fare trovando mercati secondari o donando gli alimenti in eccesso a mense o a bisognosi. E se il cibo non dovesse più essere buono per il consumo umano, è possibile destinarlo al bestiame.
Chiaramente è necessaria la collaborazione di tutti, ad ogni livello della catena alimentare umana, per poter risolvere il problema. Dai produttori ai distributori ai consumatori, sarebbe necessario che sentissero come una vera emergenza questa situazione e attuassero politiche alimentari tali da permettere maggiore coordinamento e informazione e ridurre così ogni spreco.